Bruxelles – La Commissione europea ha varato, oggi a Bruxelles, una proposta di regolamento per modificare, armonizzare e sottoporre a un controllo molto più stretto l’attuale quadro normativo sull’omologazione dei modelli di autoveicoli nell’Ue. Il nuovo regolamento riguarda le modalità di certificazione e controllo, da parte delle autorità nazionali, del rispetto delle norme Ue su sicurezza, fabbricazione e ambiente (in particolare i limiti alle emissioni). La proposta mira a evitare, ad esempio, che in futuro l’Esecutivo comunitario possa ritrovarsi nelle condizioni d’impotenza in cui è stata colta durante lo scandalo Volkswagen.
La nuova proposta di regolamento – un po’ sul modello di quanto avviene negli Usa per le norme ambientali, sottoposte al controllo centralizzato a livello federale da parte dell’Epa (Environment Protection Agency) – darà alla Commissione europea un potere di supervisione molto più consistente sulle attività delle autorità nazionali di omologazione e sui servizi tecnici che effettuano i test sui nuovi modelli di autoveicoli.
Secondo il progetto, le autorità nazionali di omologazione saranno sottoposte a “peer review” e i servizi tecnici a cui sono affidati i test dovranno passare degli audit periodici.
Per evitare conflitti d’interesse e rafforzare l’indipendenza del sistema, sarà modificata l’attuale modalità di remunerazione dei servizi tecnici, che oggi sono pagati direttamente dalle imprese automobilistiche per effettuare i test di omologazione sui propri modelli. I costruttori pagheranno il costo della certificazione alle autorità nazionali, che a loro volta pagheranno i servizi tecnici.
La Commissione, inoltre, chiederà al Consiglio Ue e al Parlamento europeo un mandato che le conferisca poteri d’indagine e il diritto di sospendere, limitare o ritirare l’incarico agli organismi tecnici nazionali, o di imporre loro delle multe in in caso di cattive “perfomance”. Come nel caso Volkswagen, in cui non si è riusciti a individuare il software che truccava i risultati dei test sulle emissioni di ossidi d’azoto (NOx).
La Commissione chiederà anche il potere di multare direttamente le case automobilistiche che non rispettino le condizioni dell’omologazione, fino a un tetto massimo stabilito a 30mila euro per ogni veicolo dei modelli in difetto. Una cifra ragguardevole, con un forte potere di disincentivazione, sulla falsariga di quanto avviene negli Usa.
Un’altra innovazione di rilievo riguarda la possibilità, per l’Esecutivo comunitario – e l’obbligo per le autorità nazionali – di condurre dei test sulle auto non solo prima, ma anche dopo che hanno ottenuto l’omologazione. Potranno essere sottoposti a test di conformità, insomma, anche i veicoli che percorrono effettivamente le nostre strade, in un nuovo quadro di sorveglianza “post market”, per verificare che siano rispettate nelle condizioni reali le norme (e in particoalre i limiti alle emissioni).
Di conseguenza, sarà anche rafforzato il potere degli Stati membri, e della stessa Commissione, di adottare misure di salvaguardia, incluso eventualmente anche il ritiro dei veicoli dal mercato, quando i test dimostrino che non rispettano i limiti di emissioni e che vi sono rischi per l’ambiente e la salute umana. Gli Stati membri avranno l’obbligo di presentare dei rapporti annuali sui risultati della loro azione per la sorveglianza sul mercato, e di renderli pubblici.
Lorenzo Consoli per AskaNews