Bruxelles – Mario Draghi “scende in campo” in prima persona per rassicurare sulle banche italiane, sulle istituzioni europee in generale, e sul fatto che la vigilanza europea non ha pretese irragionevoli sulla gestione dello spinoso problema dei crediti deteriorati. “Sappiamo benissimo che richiederanno tempo”, ha detto nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. Quanto alle banche italiane, sulla base della valutazione complessiva condotta lo scorso anno, ha precisato, “non c’è nulla di nuovo, hanno accantonamenti simili a quelli dell’area euro e hanno anche un alto livello di garanzie e collaterali”. Peraltro, le richieste di informazioni che la Bce ha avanzato a diverse banche, anche italiane, sui crediti deteriorati non porteranno a nuove richieste di accantonamenti, né di raccolta di nuovo capitale, oltre a quelle che erano state già avanzate nel 2015.
Le parole di Draghi sugli istituti di credito e sulle prospettive di tassi d’interessi bassi ancora per un lungo tempo, hanno dato slancio ai mercati finanziari. Tutti i listini europei hanno irrobustito i guadagni: Francoforte, Parigi, Londra, Milano e Madrid segnano rialzi tra il 2% e il 2,5%, dopo aver toccato rialzi sopra il 4 per cento.
(Notizia tratta da Askanews).
Le decisioni di oggi
Il board della Bce ha deciso di lasciare invariato il tasso di interesse chiave al minimo storico dello 0,05 per cento, tenendo fermi anche il tasso sui depositi a -0,30 per cento, e quello marginale, 0,30 per cento. La decisione era ampiamente attesa dai mercati. Draghi, in conferenza stampa, ha ammesso che “i rischi sono nuovamente aumentati” ed ha descritto la situazione citando il rallentamento della crescita, le tensioni geopolitiche e quelle sui mercati. Inoltre, nonostante anni di tentativi, la Bce sta fallendo l’obiettivo di far salire l’inflazione vicino al 2% e per questo, il prossimo marzo, potrà rimetter mano alla sua politica monetaria allentando ancora un po’ i cordoni della borsa.