Bruxelles – Ilva di Taranto ancora al centro delle attenzioni di Bruxelles. L’esecutivo comunitario ha aperto un’inchiesta contro l’Italia contestando 2 miliardi di possibili aiuti di Stato illegali all’acciaieria. “La Commissione valuterà se le misure italiane di sostegno rispettino le norme Ue sugli aiuti di Stato”, ha spiegato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha precisato che l’apertura dell’indagine non vuol dire una condanna. “Collaboreremo con l’Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni”, ha aggiunto la commissaria secondo cui “la migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel Tarantino è la cessione delle attività dell’Ilva a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi”.
Nell’indagine la Commissione vaglierà in particolare se l’accesso agevolato al finanziamento accordato per ammodernare lo stabilimento conferisca all’azienda un vantaggio indebito e quindi una distorsione delle regole sul libero mercato. Vestager ha precisato il nostro Paese “può sostenere il risanamento della grave situazione ambientale nel sito di Taranto”, ma soltanto a patto che “la spesa sostenuta sia poi rimborsata da chi ha inquinato”. Dal 2013 la Commissione porta avanti nei confronti dell’Italia un procedimento d’infrazione per non aver provveduto a che l’Ilva rispettasse le norme ambientali per le emissioni industriali. Data l’urgenza di decontaminare il sito la decisione di oggi della Commissione prevede garanzie che consentono al nostro Paese di attuare immediatamente il risanamento ambientale.
Lo stabilimento Ilva di Taranto è il più grande impianto siderurgico dell’Unione europea, in grado di produrre, a piena capacità, un volume pari a quello ottenuto nel 2015 da Bulgaria, Grecia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Romania e Lussemburgo messi assieme. La Commissione ha ricevuto numerose denunce contro misure che lo Stato italiano avrebbe adottato per tenere artificialmente a galla l’Ilva, misure che, ritiene, potrebbero comportare una distorsione significativa della concorrenza.
Fra queste, valutate complessivamente attorno ai 2 miliardi di euro, ci sono le garanzie statali sui prestiti, la legge che, in caso di fallimento, attribuisce in via eccezionale ai prestiti concessi all’Ilva priorità assoluta di pagamento anche rispetto ai debiti verso enti pubblici, e quella che consente all’azienda di attingere ai fondi sequestrati ai suoi azionisti ed ex dirigenti nel contesto del procedimento penale pendente prima ancora che ne sia accertata la proprietà e la risoluzione, mediante svincolo di fondi a favore dell’Ilva, del contenzioso che da tempo la opponeva alla società di Stato Fintecna.
La siderurgia rappresenta oggi in Europa un fatturato attorno a 180 miliardi di euro, l’occupazione diretta di circa 360mila persone e una produzione di circa 170 milioni di tonnellate di acciaio l’anno in oltre 500 siti di produzione di 23 Stati membri. Nel 2015 la sovraccapacità effettivamente presente nell’Ue è stata stimata al 10-15% circa della capacità europea complessiva. Le acciaierie europee devono far fronte a sfide di dimensione mondiale, tra cui l’agguerrita concorrenza dei paesi a basso costo, il calo della domanda globale di acciaio, l’aumento dei costi energetici e la forte dipendenza dalle importazioni di materie prime. Ma la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato non permette nel settore siderurgico l’erogazione di sostegno pubblico per soccorrere e ristrutturare le imprese in difficoltà, consente però agli Stati di erogare aiuti volti a migliorare la competitività a fini di ricerca e sviluppo, formazione e sostegno alle attività ad alta intensità energetica.