Bruxelles – Nel corso dei sei mesi in cui saranno alla guida dell’Ue i Paesi Bassi puntano a ridiscutere il regolamento di Dublino: “È una discussione che si impone”, spiega il ministro per l’Immigrazione Klaas Dijkhof illustrando davanti alla commissione Libertà civili del Parlamento europeo le priorità della presidenza. “Gli accordi in questo momento non funzionano, non sono realistici e sapevamo che queste normative avrebbero fallito” perché “se si dice che solo i Paesi di prima entrata hanno la responsabilità dell’accoglienza, il sistema non poteva che fallire”. Ma ora, secondo la presidenza olandese occorre “cambiare rotta”, perché “la pressione è aumentata e il sistema non è più gestibile”. Non si tratta, specifica Dijkhof di “gettare dalla finestra tutte le normative, ma gli accordi vanno rivisti ponendo l’accento sulla condivisione degli oneri e sulla solidarietà”.
Ciò che è importante in questi mesi, secondo la presidenza di turno, è “concretizzare quanto è stato deciso fino ad ora, prima di prevedere nuove normative”. Le decisioni prese negli ultimi mesi, infatti, sono “rimaste sulla carta, mentre l’attuazione langue”. A partire dal dossier ricollocamenti che dal momento del suo avvio continua a procedere a rilento. Prima dei trasferimenti, sottolinea il ministro olandese, “serve la registrazione dei migranti, occorre inserire le impronte nel sistema, effettuare uno screening dei profughi” e su questo, soprattutto “in alcune isole greche, si parte da zero”. Insomma per il ricollocamento è indispensabile “istituire gli hotspot” ma “bisogna evitare la discussione su quale delle due cose deve venire prima, ci deve essere un doppio binario”, propone il membro del governo olandese, ammettendo di essere “frustrato come tutti dalla lentezza” dei trasferimenti di rifugiati. “Il nostro obiettivo – spiega Dijkhof – è non solo una cooperazione rafforzata tra pochi Stati che è quello che succede ora con un numero limitato di Paesi che collaborano sull’accoglienza” ma “l’unica via è un consenso tra tutti gli Stati membri”.
In tema di immigrazione, la presidenza di turno spera di ottenere risultati anche sulla proposta della Commissione europea per l’istituzione di una guardia frontiera europea. “Durante la presidenza vogliamo raggiungere almeno una dichiarazione in Consiglio su questo punto”, spiega il ministro, secondo cui fare progressi sull’accoglienza è “un compito cruciale per il futuro della cooperazione e dell’Unione europea”.