Roma – “È fondamentale fare di tutto perché il Regno unito resti nella grande famiglia europea, ma senza concedere a nessuno il diritto di veto”, perché questo “sarebbe inspiegabile e inapplicabile” senza negare “le ragioni stesse dell’identità comunitaria”. È questa la posizione che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, porterà al tavolo del vertice europeo di domani e dopodomani quando si parlerà di Brexit. Lo ha annunciato in Aula, a Montecitorio, richiamando la lettera firmata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni insieme con il suo collega britannico Philip Hammond.
L’inquilino di Palazzo Chigi chiederà agli altri 27 capi di Stato o di governo di “separare una volta per tutte la questione terrorismo dalla gestione dell’immigrazione”. Ha definito “strabiliante” l’apertura di una procedura di infrazione a carico dell’Italia “perché non tutte le persone che abbiamo salvato in mare sono state identificate con impronte digitali”. Un po’ perché “siamo vicini al 100%” di identificazioni, indica. Un po’ perché “con gli investimenti in cyber security (contenuti nel pacchetto sicurezza inserito nella legge di stabilità, ndr) vogliamo arrivare al riconoscimento facciale”. Ma soprattutto perché “al momento sta andando avanti solo la parte che fa l’Italia” sull’Agenda europea per i migranti.
Nonostante le relocation e i rimpatri gestiti in comune procedano a rilento, Renzi ha sottolineato che “noi abbiamo aperto il primo hot-spot a Lampedusa, domani si aprirà il secondo, a Trapani, e siamo pronti con quelli di Taranto e Pozzallo”. In sostanza l’Italia è pronta a ”intervenire tenendo fede agli impegni presi” e chiederà ai partner europei “se sono loro in grado di tenere fede ai loro impegni”.
Sulla lotta al terrorismo, il governo italiano proporrà un approccio che “non si basi solo sulla reazione”, che pure è “umana, comprensibile e ragionevole”, ma che sia anche in grado di “offrire una visione” con una “strategia a tutto campo”. Ovviamente è necessario un investimento in sicurezza, ha indicato Renzi, ma “non c’è nessuna garanzia di sicurezza senza un grande investimento diplomatico”. Ancora una volta il premier punta al dialogo internazionale, dunque, e rivendica con forza il fatto che l’Italia sia “finalmente tornata al tavolo dell’Iran” e che ne promuova uno sulla Libia.
Il terrorismo, ritiene il premier, “non si combatte solo andando a bombardare in Siria”, ma anche “lavorando pancia a terra nelle nostre periferie”, dove “mancano luoghi di aggregazione”. Il capo dell’esecutivo proporrà quindi ai partner europei di abbracciare la sua idea che contro la minaccia terroristica sia necessario affiancare agli investimenti in sicurezza a quelli in cultura. A questo proposito proporrà ai suoi colleghi di trovare forme per “agevolare per i giovani la possibilità di fruire di iniziative musicali e teatrali”.
Infine, il premier fa anche un breve cenno alla questione della governance economica, altro punto sul quale il Consiglio europeo dovrà discutere, per dire che “le resistenze della Germania sul terzo pilastro dell’Unione bancaria”, ovvero il sistema comune di assicurazione sui depositi, “dovranno venire meno”.