Roma – La via della ripresa economica rimane incerta per l’Italia. I dati diramati oggi dall’Istat continuano a mostrare aspetti positivi, come il calo della disoccupazione che a ottobre si attesta all’11,5%, valore più basso dal dicembre 2012 (11,4%), ai quali fa da contraltare la revisione al ribasso della crescita stimata. L’Isitituto di statistica si aspetta infatti un +0,8% del Pil per il 2015, a fronte dello 0,9% indicato appena a metà novembre, in linea con le previsioni messe nero su bianco dall’esecutivo nella nota di aggiornamento al Def.
Il rischio che l’obiettivo non venga centrato è però confermato dalla recente intervista rilasciata al Corriere della Sera dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale ha attribuito alla minaccia del terrorismo i possibili effetti di rallentamento della crescita, anche se oggi, da Bologna, ha precisato che tali effetti possono essere “intensi ma limitati nel tempo”. Una giustificazione, quella della paura per il terrorismo, che non convince l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, secondo il quale “le dichiarazioni di Padoan mettono le mani avanti riguardo a un possibile peggioramento dell’economia”.
Dal dato sulla crescita dipende l’impianto della legge di stabilità attualmente all’esame della commissione Bilancio della Camera. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mostra ottimismo sottolineando che “se si farà lo 0,8%, 0,9% o l’1% lo si potrà sapere solo alla fine”, e in ogni caso “ci sarà un miglioramento rispetto alle previsioni di crescita fatte a inizio anno”, quando il governo stimava un aumento del Pil dello 0,7%. Tuttavia, se le attese dell’esecutivo non verranno rispettate sarà un problema per i conti pubblici. Il peggioramento del quadro economico, infatti, si rifletterebbe inevitabilmente sulla manovra, complicandone l’approvazione da parte della Commissione europea, la quale aveva già espresso delle riserve rinviando a primavera il giudizio definitivo.
La situazione rimane dunque complessa, anche perché i dati sul lavoro non sono univoci. Se il tasso di disoccupazione è il più basso da quasi 3 anni, con un calo di disoccupati del 12,3% (-410mila persone in cerca di occupazione) nei 12 mesi, aumenta però il tasso di inattivi (chi non ha e non cerca lavoro) che si attesta al 36,2%, con un incremento dell’1,4% che vuol dire 196mila unità in più rispetto allo scorso anno.
In calo anche l’occupazione su base mensile. La flessione dello 0,2% registrata a settembre si è ripetuta a ottobre per il secondo mese consecutivo. A dispetto di questa frenata, il numero di occupati su base annua continua a rimanere su un terreno positivo, con un incremento di 75 mila unità che corrispondono a un +0,3%.
Il miglioramento sul fronte occupazionale rallenta anche per i giovani. Il tasso di disoccupazione nella fascia dai 15 ai 24 anni sale di 0,3 punti percentuali a ottobre rispetto al mese precedente, attestandosi al 39,8%. Su base trimestrale rimane comunque un calo di 1,2 punti, e su base annua continua il trend di diminuzione che a luglio, per la prima volta da giugno 2013, ha portato il tasso al di sotto del 40%.