Roma – Gli attentati parigini del 13 novembre hanno prodotto nell’Ue una spinta alla chiusura in nome della sicurezza. Fenomeno che ha coinvolto non solo diversi Stati membri ma le stesse istituzioni europee che discutono di modifiche al Trattato di Schengen sulla libera circolazione. Esigenze di controlli più approfonditi sono necessarie, vista la minaccia terroristica, ma quello che non deve accadere, secondo Italia e Germania, è che si faccia “confusione tra terroristi e profughi”.
Sono i ministri degli Esteri dei due Paesi, l’italiano Paolo Gentiloni e il tedesco Frank Walter Steinmeier, a scriverlo in un articolo comune pubblicato su La Stampa. I due vogliono evitare che la lotta al terrorismo dell’Isis si trasformi in un alibi per accantonare la “sfida migratoria” che l’Ue ha davanti. Perché il “dilemma” per l’Europa, scrivono, “non è tra blindatura dei propri confini e accoglienza” dei rifugiati., ma “tra governare il fenomeno” dell’immigrazione “o subirlo”. Per rilanciare le politiche europee in materia, dunque, Italia e Germania si impegnano in una strategia articolata su “quattro binari”.
In primo luogo, spiegano i capi delle due diplomazie, “vigileremo affinché gli impegni già presi dal Consiglio Europeo, e che segnano comunque un progresso incoraggiante, vengano pienamente attuati”. Ricollocazione di 160 mila richiedenti asilo in due anni, realizzazione degli hotspot per l’identificazione dei migranti e sistema europeo di rimpatrio per chi non ha diritto alla protezione internazionale sono tre elementi che “costituiscono un pacchetto unico e integrato da realizzare contemporaneamente”, indicano Gentiloni e Steinmeier.
Il secondo fronte sul quale Roma e Berlino uniranno gli sforzi è la promozione di “un sistema di ripartizione permanente e obbligatoria dei profughi”, insieme con “il superamento del Regolamento di Dublino con un comune sistema di asilo europeo”. A ciò si aggiunge il “rafforzamento della lotta ai trafficanti di esseri umani” e “l’apertura di nuovi canali legali di immigrazione”. La volontà è di affrontare il tema dell’immigrazione non solo con riguardo ai rifugiati, ma anche in relazione ai migranti economici, che possono essere una “opportunità” nel quadro di “un’Europa in rapido invecchiamento”.
Come terzo binario della strategia, i due esponenti dei governi italiano e tedesco segnalano la necessità di una “cooperazione più stretta con i Paesi di origine e di transito dei flussi”, per “definire con loro un nuovo partenariato”. Il riferimento esplicito è alla Turchia, con la quale “l’unione europea dovrebbe intensificare” i rapporti “sulla base del Piano d’azione” concordato tra il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, e quello turco Recep Tayyip Erdogan. Allo stesso modo bisogna lavorare con i Paesi dei Balcani occidentali, invitandoli “ad attuare le misure concordate nella riunione svoltasi il 25 ottobre scorso a Bruxelles”.
L’ultimo punto della strategia italo-tedesca, infine, riguarda la stabilizzazione delle aree di crisi nel Mediterraneo. Italia e Germania “non risparmieranno sforzi” per “aiutare la Libia a uscire dalla guerra civile” e per “favorire una transizione politica in Siria”, garantiscono Gentiloni e Steinmeier.