Bruxelles – La battaglia di Londra per la riforma delle regole comunitarie passa anche dagli assorbenti igienici per signora. La settimana scorsa il Parlamento britannico ha rigettato una mozione che chiedeva di eliminare la cosiddetta ‘tassa sugli assorbenti’, ovvero l’Iva al 5% sui prodotti sanitari. Il testo, respinto con 305 contrari e 287 a favore, era stato proposto dalla deputata laburista Paula Sheriff, che nel dibattito in Aula aveva parlato di una “tassa sulle donne, pura e semplice”, chiamandola “Vagina added tax”, facendo un gioco di parole con Value Added Tax (Vat), l’Iva appunto.
Nel 2000, durante il governo di Tony Blair, il Labour aveva abbassato l’Iva sui prodotti sanitari dal 17,5% ad appunto il 5 attuale. L’ulteriore diminuzione non è stata consentita perché vietata dalle regole comunitarie. “La direttiva sull’Iva del 2009 dà agli Stati una certa flessibilità grazie alla quale si può ridurla al 5 %, ma a zero è vietato”, ha spiegato la portavoce della Commissione, Vanessa Mock, che ha precisato anche che “la lista dei prodotti che possono beneficiare di questa tassazione ridotta, così come le regola che non si può esentare l’Iva, sono state concordate da tutti gli Stati membri, Gran Bretagna inclusa”, e che per modificarla ora “serve il consenso di tutti i Paesi”. L’esecutivo comunitario, ha però garantito la portavoce, “sta studiando la questione e presenterà una proposta per dare maggiori libertà agli Stati il prossimo anno”.
“Solleverò la questione con la Commissione europea e gli altri Stati membri, spiegando che a nostro avviso deve essere possibile per gli Stati membri applicare una aliquota pari a zero per i prodotti sanitari”, ha dichiarato il segretario alle Finanze del Tesoro David Gauke.
Anche in Francia è da poco stata rigettata una legislazione simile che chiedeva di ridurre l”Iva sui prodotti sanitari dal 20% al 5,5%, con i deputati che avevano presentato un emendamento al bilancio affermando che tra i ‘bisogni di base’, bisognava inserire anche tamponi, assorbenti e coppette mestruali, e che quindi dovrebbero essere tassati di meno.
In Europa la tassazione allo 0% su questi prodotti è concessa solo in Irlanda dove era stata approvata prima dell’entrata in vigore delle nuove regole comunitarie.