Roma – Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è capitolato sotto le dimissioni di 26 consiglieri comunali. Ieri aveva provato a resistere, ritirando le dimissioni presentate il 12 ottobre, ma il suo mandato si è chiuso appena 24 ore dopo. Insieme con i 19 componenti del Pd in Consiglio si sono dimessi Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato dei Conservatori riformisti, il gruppo che fa capo all’eurodeputato Raffaele fitto, Daniele Parrucci di Centro democratico, Roberto Cantiani di Ncd, Alessandro Onorato e Alfio Marchini della lista Marchini – l’ex candidato sconfitto pare conteso da Berlusconi, che lo vorrebbe candidato del centrodestra al Campidoglio, e dal Pd che lo vedrebbe come alleato –, e perfino Svetlana Celli, eletta proprio nella lista civica a sostegno dell’ormai ex sindaco.
Si è concluso con una sconfitta annunciata, dunque, il braccio di ferro tra Marino e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che dopo averlo indicato come baluardo di legalità dopo lo scoppio di Mafia Capitale, lo ha scaricato per la vicenda degli scontrini ingiustificati che sono valsi all’ex primo cittadino l’iscrizione nel registro degli indagati per peculato, accusa formalizzata oggi dagli inquirenti.
Adesso il comune verrà commissariato e spetterà al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, nominare il commissario che traghetterà la città fino alle prossime elezioni, che dovrebbero tenersi in primavera, sempre che, con una forzatura, il governo non decida di intervenire prorogando il commissariamento con la motivazione del giubileo straordinario da gestire. Ipotesi più volte esclusa dallo stesso premier, ma che gli osservatori politici non considerano del tutto tramontata.