Roma – Sull’euro non c’è discussione possibile: il Movimento 5 Stelle non lo vuole. Punto. La sovranità monetaria non può essere condivisa, neppure se la si affidasse a un organismo comunitario democraticamente legittimato a esercitarla. Lo spiega chiaramente in una intervista concessa a EUNEWS il capogruppo M5S in commissione Politiche Ue di Montecitorio Sergio Battelli, che parla anche di immigrazione, del risultato elettorale in Polonia, e bolla come manifesto elettorale la legge di stabilità presentata dal governo.
Deputato Battelli, La scorsa settimana la Commissione europea ha presentato alcune proposte per l’Unione economica e monetaria (Uem). Come le valuta il Movimento 5 stelle?
Il Movimento è contrario agli elementi fondanti su cui il report dei 5 presidenti fonda il completamento dell’Uem. Pertanto, le proposte della Commissione che iniziano ad attuare tale visione, prime fra tutte l’attuazione dell’Unione bancaria, dell’Unione dei capitali, come pure il rendere più vincolanti le misure di natura fiscale, ci appaiono pericolose e mal definite.
Il vostro movimento ha come obiettivo l’uscita dall’euro. È una posizione che potrebbe cambiare se le decisioni di politica monetaria, attualmente affidate alla Bce, venissero attribuite un organismo comunitario sottoposto a un controllo democratico? L’obiettivo del Movimento è che l’Italia recuperi piena sovranità e autonomia fiscale e monetaria, al fine di poter definire il mix di politica economica necessaria a far ripartire l’economia italiana per innalzare il livello dei servizi ai cittadini e del benessere generale. Partendo dalle prospettive che ho indicato prima, e nell’assenza di interlocutori disponibili al dialogo e a definire le linee guida per un euro profondamente differente, parrebbe comunque controproducente cercare un elemento di discussione.
L’Europa sta faticando a trovare una linea comune su asilo e immigrazione, un tema sul quale anche nel vostro movimento, in passato, si sono registrate opinioni divergenti. Come giudica l’agenda europea per i migranti e le resistenze mostrate dai Paesi dell’Est, a partire dall’Ungheria? In realtà il Movimento è stato il primo a portare avanti, attraverso una mozione a prima firma Di Stefano votata in Parlamento all’unanimità, la tesi di rivedere Dublino III e i suoi presupposti. Primo tra tutti il principio della competenza dello stato di primo approdo sulla domanda dei richiedenti asilo. Solo recentemente il governo, e l’Unione tutta, sembrano andare nella stessa direzione. Sul tema non possiamo negare che la redistribuzione dei migranti e la definizione di una agenda europea siano dei passi in avanti rispetto alle posizioni passate, ma certo le carenze rimangono piuttosto evidenti e rilevanti. Noi vorremmo una reale condivisione della questione legata ai flussi migratori a livello europeo, che stabilisca un meccanismo automatico ed efficace, non legato a questioni congiunturali, che sia automatico e condiviso.
Qual è la sua valutazione sul risultato elettorale in Polonia, dove ha vinto una formazione molto critica verso l’Europa e che promette una stretta contro l’immigrazione?
Solitamente non esprimiamo opinioni politiche che riguardano strettamente la politica interna di un Paese terzo e che potrebbero anche essere viste come un’ingerenza. Una valutazione importante varrebbe comunque la pena farla in questa situazione, dato che ci troviamo di fronte all’ennesima vittoria di un movimento euroscettico. Questa crescita e queste ripetute vittorie degli eurocritici sono l’ennesima riprova di quanto il deficit democratico dell’Unione sia profondo, di quanto l’UE sia lontana dai cittadini, attui solo misure di sostegno alla grande impresa, alle banche e ai ‘potenti’, ignorando i bisogni dei cittadini, che, chiamati alle urne, agiscono di conseguenza.
La discussione parlamentare sulla legge di stabilità parte questa settimana. Qual è il suo giudizio sulla manovra?
In primo luogo, ancora una volta, va rilevato come iI governo Renzi prosegua per la sua strada, ignorando le più basilari regole democratiche e non rispettando il Parlamento. D’altronde non è certo la prima volta che il Parlamento si trova a lavorare per tappe forzate, senza il tempo di approfondire opportunamente le materie da trattare. Una prima valutazione sulla legge di stabilità, giunta solo ieri, non può certo essere molto diversa da quella data all’epoca della diffusione delle slide con cui il Governo ha tenuto buoni gli italiani e l’Europa in attesa del testo definitivo. Forte rimane la sensazione di essere di fronte a un manifesto, forse con finalità elettorali, e al tentativo di impressionare gli italiani con misure specifiche, come il canone in bolletta, ma che non vanno a incidere sui veri problemi endemici di questo Paese.
La Commissione europea ha criticato l’abolizione delle tasse sulla prima casa, forse la principale disposizione voluta dal governo per creare consenso. Chi vi si oppone sa di perdere voti, tant’è che anche il M5S non critica la misura se non per le coperture individuate dal governo. Cancellare questa tassa ha solo finalità elettorali o può servire a rilanciare la crescita?
Il movimento 5 stelle è da sempre impegnato in questa battaglia per la detassazione sulla prima casa, in particolar modo per le classi sociali più deboli. Era uno dei nostri 20 punti fondamentali alle elezioni politiche 2013. La prima casa é un diritto inviolabile ed é assurdo tassarlo. Non trovo corretto, infine, associare la detassazione sulla prima casa a un eventuale rilancio dell’economia. Il M5S ha predisposto altre misure per questa finalità: riduzione dell’Irap a favore delle imprese, miglioramento del regime dei minimi, fondo di garanzia per i crediti delle piccole medie imprese, le nostre iniziative sul microcredito e altre già depositate sia alla Camera che al Senato.
Ci sono ulteriori misure per lo sviluppo economico che a suo avviso mancano nella manovra?
Mancano alcune politiche fondamentali che non sono più procrastinabili. Prima tra tutte il reddito di cittadinanza che, eradicando la povertà e sostenendo il reddito, riuscirebbe a sostenere i consumi, innescando in tal modo una spirale positiva che avrebbe indubbio impatto anche sull’occupazione. Più incisiva dovrebbe inoltre essere l’azione sul welfare, in particolare per la sanità, e a beneficio della piccola e media impresa, ricordiamolo sempre, vera colonna portante del nostro Paese.