Bruxelles – Una persona su quattro in Europa è a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo i dati dell’EU-Statistics on Income and Living Conditions (lo strumento europeo che registra i tassi di povertà nell’Unione europea) nel 2014 ben 122 milioni di persone – un numero in aumento rispetto al 2008 – si sono trovate a rientrare in quelle categorie che l’Ue giudica rilevanti per determinare l’esistenza di una condizione di povertà, ovvero insufficienza del reddito familiare, severa deprivazione materiale o situazioni di bassa intensità di lavoro. Il tasso complessivo è rimasto stabile se comparato con quello degli anni passati ma comunque più elevato rispetto al 2008.
Le punte di indigenza maggiori si sono registrate in Romania (con un tasso pari a oltre il 40% della popolazione), seguita da Bulgaria e Grecia (rispettivamente 40,1% e 36%). Al lato opposto della classifica, i paesi più virtuosi sono risultati essere Repubblica Ceca (14,8%), Svezia (16,9%), Paesi Bassi (17,1%), Finlandia (17,3%) e Danimarca (17,8%). L’Italia è nella top six dei Paesi che dal 2008 hanno visto un maggiore incremento del tasso di povertà (con un aumento del 2,8%) e che vede ai primi posti Grecia e Spagna (con un aumento del 4,7%).
Viceversa, tra i Paesi che hanno visto un decremento della povertà la Polonia si aggiudica il podio, con una decrescita di quasi 6 punti percentuali dal 2008 ad oggi. Per quanto riguarda le categorie specifiche invece, il 17% della popolazione europea nel 2014 è stata a rischio povertà per ragioni legate al reddito (con punte del 25% in Spagna, seguita da Grecia e Bulgaria), il 9% della popolazione si è trovata in condizioni di gravi privazioni economiche (prima tra tutti Bulgaria col 20%) e l’11% della popolazione tra 0 e 59 anni viveva in situazioni di bassa intensità di lavoro (con Grecia e Spagna in testa con il 17%, seguite dal Belgio, con il 14,6%).