Il presidente della Commissione Ue a Strasburgo: Ue deve trarre beneficio dai potenziali economici in giro per il mondo
La ripresa dell’Europa passa per il commercio con l’estero. Ne è convinto Josè Manuel Barroso, che ha messo in evidenza l’importanza di rafforzare i legami economici con i paesi terzi, soprattutto asiatici. Il presidente della Commissione europea torna a parlare ai deputati europei riuniti a Strasburgo, stavolta per salutare l?Irlanda, paese con la nuova presidenza di turno del Consiglio Ue (ieri Barroso è intervenuto per salutare Cipro, presidente di turno uscente). “L’Europa ha bisogno di essere soggetto attivo a livello globale per poter trarre benefici dal potenziale economico che c’è in giro per il mondo”. Questo, spiega Barroso, significa una politica commerciale di più ampio respiro. “Continueremo a rafforzare i nostri legami economici sia con i partner strategici con cui abbiamo già accordi, sia con le economia emergenti”. In tal senso, “non vediamo l’ora dell’approvazione dell’accordo di libero scambio con Singapore, non vediamo l’ora di completare i negoziati di libero scambio con il Canada e di avviare i negoziati per un’area di libero scambio col Giappone”. Ma l’attenzione dell’Unione europea sull’Asia si estende anche ad altri paesi. “Condurremo negoziati anche con India, Malesia e Vietnam”.
Nelle strategie economico-commerciali dell’Ue restano comunque un punto di riferimento gli Stati Uniti. “Rimangono il nostro partner economico più importante”, sottolinea Barroso. “La realtà è che quella tra Unione europea e Stati Uniti è la relazione economica più importante del mondo”.
Barroso trova quindi spazio per ricordare quali sono i problemi da risolvere al di fuori delle strategia commerciali: unione bancaria e disoccupazione. Sul primo punto “se vogliamo spezzare del tutto il circolo vizioso tra fallimenti bancari e debito sovrano dobbiamo andare oltre un meccanismo unico di vigilanza e affiancare a questo un meccanismo di risoluzione”. In tal senso “la Commissione europea è presentare una proposta prima dell’estate”. Sul fronte della disoccupazione devono essere gli Stati membri a fare la loro parte. “Ora spetta ai governi aggiungere azioni alle loro parole”.
R.G.