Bruxelles – Il lavoro domestico, “nonostante sia in grande espansione a livello globale, non è regolato da nessuna normativa in ambito europeo ed è gestito con modelli completamente differenti dai singoli Stati membri”. La denuncia arriva dalla Federazione europea per l’impiego domestico (Effe) – organizzazione di rappresentanza dei datori di lavoro del settore – che con questa premessa ha presentato al Parlamento europeo una Dichiarazione scritta sul ‘family employment’.
Agli eurodeputati “chiediamo un coinvolgimento diretto”, spiega il vicepresidente di Effe Andrea Zini, “affinché sia definito un codice normativo quadro di riferimento” che regoli e armonizzi a livello di Unione i rapporti lavorativi di colf, badanti e babysitter. “Solo attraverso un riconoscimento giuridico e amministrativo dei servizi domestici – è la considerazione di Zini – si può contribuire a rendere più strutturato il settore, favorendo la coesione sociale e l’emersione del lavoro nero”.
Secondo la federazione, infatti, gli impieghi in ambito domestico “rappresentano il 4,9% degli impieghi totali nell’Unione Europea”, e “in alcuni Paesi fino al 90% dei dipendenti domestici non viene dichiarato”. Per questo, oltre a un quadro normativo, Effe chiede un monitoraggio statistico del settore a livello europeo.
Il documento è stato presentato a norma dell’articolo 136 del Regolamento del Parlamento europeo, e affinché non decada dovrà essere sottoscritto da almeno la metà degli eurodeputati entro il 31 dicembre.