Bruxelles – La Germania dell’accoglienza, quella che per qualche settimana è apparsa come il volto buono dell’Europa che si chiudeva dietro barriere di filo spinato, non ce la fa più. Stremata da un afflusso mai visto prima, che ha fatto registrare solo a settembre oltre 270mila arrivi (più di quelli di tutto il 2014) ora comincia ad interrogarsi su come invertire la tendenza. Anche proponendo metodi che piacciono poco all’Unione europea. Lo ha fatto il ministro dell’Interno, Thomas De Maizière, che ha iniziato a sostenere con forza l’idea che l’Europa debba imporre un tetto massimo ai rifugiati che si possono accogliere sul territorio del continente.
“Secondo il mio parere personale, abbiamo bisogno di imporre un limite alla generosa accoglienza dei profughi”, ha sostenuto davanti al Bundestag il ministro. “Siamo chiaramente impegnati a integrare coloro che meritano tutela”, ha assicurato, aggiungendo però che “non possiamo permettere qualsiasi spostamento verso l’Europa”. Un’idea non nuova per De Maizière che, già qualche giorno fa, intervistato dallo Spiegel, aveva sostenuto che l’Europa dovrebbe fissare un limite al numero di rifugiati di cui può farsi carico. Una volta raggiunta la soglia i rifugiati dovrebbero essere rimandati verso “la loro regioni di origine” in “posti dove possono vivere in sicurezza e senza subire persecuzioni”. Regioni che poi l’Europa potrebbe “aiutare economicamente”.
Ma a Bruxelles l’idea non piace per nulla, così come non piace vedere esitazioni da parte del Paese che fino a questo momento ha tirato il carro dell’accoglienza. “I nostri obblighi e le nostre leggi sono molto chiare”, si affretta a ricordare il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, secondo cui “tutti i rifugiati che fanno domanda di asilo hanno il diritto di vedere esaminate le loro richieste”. Su questo “non ci sono quote o limiti”, sottolinea Timmermans. È chiaro, ammette, che “non possiamo accogliere tutti in Europa, ma dobbiamo trovare delle altre soluzioni. Non possiamo mettere quote su chi fugge dalla guerra, sarebbe una violazione dei nostri principi e degli obblighi internazionali”.