C’è uno scrittore italiano che vive qui a Bruxelles, si chiama Diego Marani.
I più colti e i più fortunati sicuramente lo conosceranno già, infatti io, che non sono colto e neppure molto fortunato, non lo conoscevo fino a pochissimo tempo fa.
Diego Marani scrive anche sul sito che ospita queste mie righe, ma sgombriamo subito il campo da equivoci, io e Diego Marani non siamo amici e nessuno mi ha chiesto di parlare di lui nella mia rubrica.
Questo adesso non c’entra nulla ma io non lo so, ogni volta che voglio scrivere Rubrica, scrivo sempre Ribrica, con la “i”, è uno dei miei errori di battitura più frequenti, non so perché. Perché la “i” nella QWERTY è vicina alla “u”, direte voi, e Grazie, dico io, ma quando devo scrivere il mio nome scrivo Ruggero, con la “u”, non scrivo mica Riggero, con la “i”.
Lasciamo perdere, l’avevo detto che questo non c’entrava nulla.
Piuttosto, io Diego Marani l’ho visto una sola volta in vita mia a una cena a casa di amici comuni, e l’ho trovato simpatico, poi non so se anche lui ha trovato simpatico me, non credo, che io alle cene non sono uno molto simpatico, ma ormai a trentasei anni cosa vuoi, mi tengo la simpatia che mi ritrovo.
Quello che volevo dire, ma che ripeto nessuno mi ha chiesto di dire, che io e Diego Marani ci siamo visti una sola volta a una cena a casa di amici comuni, non so neppure se mi ha trovato simpatico, quello che volevo dire è che Diego Marani ha scritto un libro, o meglio ne ha scritti tanti, ma ne ha scritto uno che è uscito da poco, si intitola Il cane di Dio. Per farla breve, in un plausibile futuro, la nostra società diventa una teocrazia guidata con violenza dal papa e dal cattolicesimo integralista, e la storia che si snoda in questo scenario diventa la scusa per affrontare in modo provocatorio temi come, l’aborto, l’eutanasia, e altri grandi classici del bigottismo.
Detto così sembra un po’ una porcheria, detto da Diego Marani invece ne esce fuori un bel romanzo.
La settimana scorsa, mancava qualche giorno a Natale, ero a Milano, che a me Milano non piace neppure poi molto ma ero lì per delle altre cose, sono entrato in una libreria. Non vi dico quale libreria, perché già che siamo in tema userò il detto Si dice il peccato ma non il peccatore.
Mi viene in mente che c’era un mio amico, la sua versione del detto mi è sempre piaciuta di più dell’originale, la sua versione era Si dice il peccato ma non il peccatone, nel senso di peccato molto grosso, e mi sembra una versione anche in linea con un certo cattolicesimo appunto, ma lasciamo perdere che poi mi dicono Sei via dall’Italia da sei mesi, cosa parli male del cattolicesimo?
Insomma per farla breve cercavo questo romanzo in cui la religione è il lato oscuro della forza e il papa è Dart Fener, non speravo neppure di trovarlo, che mi avevano detto che è talmente audace che in molte librerie pare sia un po’ boicottato.
Solo che mi ero dimenticato, la settimana prima di Natale, ci sono i commessi della domenica.
Buongiorno, avete qualcosa di Diego Marani?
No, mai sentito, mi risponde il commesso della domenica.
Ammazza, ho pensato io, tre piani di libreria, questo commesso sa tutti gli autori a memoria senza dover controllare sul computer.
L’ultimo romanzo è uscito da poco, aggiungo, si intitola Il cane di Dio.
Il commesso della domenica va al computer, batte qualche tasto e poi mi dice Ah si, ecco, lo trova al piano di sopra. Il primo racconto di Don Marani, vero?
Proprio quello, gli rispondo. Il primo racconto di Don Marani.
Ru Catania