Roma – Per troppo tempo, Italia, Grecia e Malta sono state lasciate sole di fronte agli sbarchi di migranti, poi sono stati lasciati da soli i Paesi del Nord Europa, inondati da richieste di asilo, ma adesso che il problema è arrivato “al cuore del nostro continente”, con i rifugiati che “si contano nell’ordine di centinaia di migliaia”, finalmente “l’Unione europea sta muovendosi verso un’autentica politica d’asilo comune”. È quanto ha dichiarato il presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo a Strasburgo all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, organismo internazionale distinto dall’Ue e che raggruppa 47 Stati nella promozione dei diritti umani.
Certo, ha riconosciuto Boldrini, “ci sono state resistenze” prima di arrivare a una posizione (più o meno) condivisia. Ma “ora è tempo di agire uniti”, ha esortato, indicando gli interventi che a suo avviso l’Europa deve adottare per far fronte a quella che definisce non “una crisi migratoria”, ma una “crisi dei rifugiati”.
Il primo punto è “garantire che chi fugge dalla guerra e dalla violenza non rischi la propria vita, arricchendo le reti criminali per raggiungere l’Europa”. Il secondo intervento riguarda il regolamento di Dublino sul riconoscimento del diritto di asilo, che “deve essere sottoposto a una nuova valutazione ed essere rivisto”. Poi, ha aggiunto la terza carica dello Stato, “tutti i nostri Paesi devono assumersi la responsabilità di offrire un’accoglienza dignitosa a coloro che arrivano ai nostri confini, secondo la tradizione europea”. Una tradizione che viene negata da “recinzioni di filo spinato e muri”, che “sono sintomo di debolezza e miopia”.
Fermandosi alle linee d’azione finora indicate, però, vorrebbe dire limitarsi “a continuare a curare i sintomi” del problema, ha ammonito la presidente. Per andare alla radice è necessario “porre fine alla carneficina in Siria e Iraq”, intervenire facendo “pressioni sul regime in Eritrea, fermare il conflitto in Ucraina e stabilizzare la Libia”. Infine, bisogna agire sull’opinione pubblica, “informare i nostri cittadini contrastando le voci di chi cerca di spaventarli parlando di ‘invasione’”.