Bruxelles – Il Trump bis costringe l’Ue a guardarsi attorno e cercare nuovi partner commerciali globali. Dopo aver aperto la porta a Cina, India, Messico e Paesi del Mercosur, Bruxelles si rivolge ora a Canada, Emirati Arabi Uniti e Nuova Zelanda per tentare di salvare l’architettura economica internazionale, terremotata dalle decisioni del tycoon newyorkese.
La sospensione temporanea dei dazi doganali della Casa Bianca (reciprocata con una pausa parallela delle contromisure a dodici stelle) è una boccata d’ossigeno per il Vecchio continente, ma nessuno su questa sponda dell’Atlantico si illude che il futuro del commercio globale sia roseo. Di sicuro non Ursula von der Leyen, che ieri (10 aprile) si è attaccata al telefono per sentire diversi leader mondiali e approfondire – o iniziare a intrecciare – i legami economici.
Una chiamata importante il capo dell’esecutivo comunitario l’ha avuta con lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, il presidente degli Emirati Arabi Uniti, uno dei più importanti attori economici e strategici del Golfo Persico e del Medio Oriente in generale. Bruxelles e Abu Dhabi avvieranno i colloqui per stipulare un accordo di libero scambio (Fta nell’acronimo inglese) che, si legge in un comunicato della Commissione, “rafforzerà le relazioni bilaterali Ue-Eau e contribuirà alla prosperità dell’intera regione” mediorientale e potrà “servire da catalizzatore per rafforzare i legami tra l’Ue e il Consiglio di cooperazione del Golfo” (Ccg).
“Scambi aperti e vantaggi reciproci“: questo l’obiettivo, in netto contrasto con le chiusure e i reciproci danni che derivano dai dazi statunitensi. I prossimi passi dei negoziati, continua la nota, “si concentreranno sulla liberalizzazione degli scambi di beni, servizi e investimenti, approfondendo al contempo la cooperazione in settori strategici come le energie rinnovabili, l’idrogeno verde e le materie prime essenziali“.

Un’altra telefonata è stata quella con Mark Carney, il nuovo primo ministro canadese succeduto il mese scorso a Justin Trudeau. Il readout della conversazione diffuso dalla Commissione descrive Ottawa come un “partner e alleato fidato“, ribadendo l’importanza della cooperazione bilaterale non solo in ambito economico ma anche in materia di sicurezza e difesa.
Per quanto riguarda il primo aspetto, von der Leyen ha rivendicato il “successo” del Ceta, l’accordo di libero scambio tra il Canada e i Ventisette siglato nel 2016 e applicato provvisoriamente dall’anno successivo per la maggior parte delle sue disposizioni, anche se non ancora formalmente in vigore, che prova “il forte impegno dell’Ue per un commercio aperto e prevedibile“. Bruxelles intende inoltre “lavorare a stretto contatto con il Canada sulla riforma del sistema commerciale globale, anche attraverso una cooperazione rafforzata” coi Paesi membri dell’accordo di partenariato trans-pacifico noto come Cptpp.
Sul versante strategico, la presidente ha insistito soprattutto sul “forte sostegno congiunto all’Ucraina” anche nel quadro della coalizione dei volenterosi che sta cercando di muoversi sotto l’egida franco-britannica, in un momento in cui Washington sembra sul punto di abbandonare Kiev per accordarsi autonomamente con Mosca.
Non c’è due senza tre. Così, von der Leyen ha poi alzato la cornetta per parlare col premier neozelandese Christopher Luxon. A maggio si celebrerà il primo anniversario dell’Fta tra Bruxelles e Wellington e la presidente della Commissione si è dichiarata “ansiosa di approfondire i legami” col Paese, che pure è parte del Cptpp insieme al Canada. Anche a Luxon, infine, von der Leyen ha espresso la propria gratitudine per il “costante sostegno” della Nuova Zelanda all’Ucraina, sempre nell’ambito della coalizione dei volenterosi.