Bruxelles – Incentivi fiscali, e magari la garanzia dell’Ue attraverso il bilancio comune. Il piano per un’unione dei risparmi non c’è, ma ci sarà. La Commissione europea gioca ancora una volta la carta dell’effetto annuncio, e dà appuntamento per dopo l’estate. La fine del terzo trimestre è l’orizzonte temporale per una strategia vera di un’unione dei risparmi e degli investimenti che “non è – sottolineano a Bruxelles – un cambio di nome dell’unione dei mercati di capitali” quanto un nuovo strumento a cui si ragiona da anni per rimettere in circolo i risparmi privati delle famiglie così da finanziare le priorità politiche dell’Ue, vale a dire la doppia transizione verde e digitale, a cui nel frattempo si è aggiunta la difesa.
Proprio il libro bianco sul futuro della difesa dedica un paragrafo a questa iniziativa, a cui si è deciso di dare seguito proprio per questioni di risorse che servono ma che non ci sono. In tal senso l‘Unione dei risparmi e degli investimenti “potrebbe, da sola, attrarre centinaia di miliardi di investimenti aggiuntivi all’anno nell’economia europea, rafforzandone la competitività”.
I risparmi degli europei rappresentano un tesoro dormiente di 10mila miliardi di euro, fermi su depositi bancari che rendono poco, a volte anche niente se l’inflazione inizia a correre. Da qui la necessità di correttivi. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come ormai di consueto sceglie la via dei proclami e dei trionfalismi. Con la proposta, dice, “stiamo ottenendo una doppia vittoria”, in quanto “le famiglie avranno maggiori e più sicure opportunità di investire nei mercati dei capitali e aumentare la propria ricchezza”, mentre “allo stesso tempo, le aziende avranno un accesso più facile al capitale per innovare, crescere e creare buoni posti di lavoro in Europa”.

Peccato che proposte non ve ne siano. C’è una comunicazione, che atto legislativo non è, in cui si afferma che la proposta vera e propria arriverà in seguito. Inoltre, che sia una vittoria come dice von der Leyen, è rimessa alla prova dei fatti. Bisogna convincere i risparmiatori a investire, a muovere le proprie disponibilità. Il nodo è qui, ma non viene sciolto. La comunicazione si limita a ricordare che nel sistema tutto nazionale e frammentato europeo, i migliori esempi di incentivi all’utilizzo del risparmio “offrono aliquote fiscali preferenziali o procedure fiscali semplificate e consentono un cambio di fornitore a costo zero o basso”.
E’ sulla base di queste migliori pratiche che si intende presentare un libro blu, un documento dettagliato con suggerimenti agli Stati membri. Intanto si ragiona ad una riforma del bilancio comune utile allo scopo. “Il prossimo bilancio a lungo termine (Mff 2028-2034) è un’opportunità per l’Ue per ridurre i rischi e aumentare ulteriormente i finanziamenti nazionali, privati e istituzionali”, recita la comunicazione. E’ l’Ue che apre alla possibilità di garantire per i cittadini se gli investimenti dovessero andare male. “Il nuovo quadro finanziario pluriennale e l’Unione del risparmio e degli investimenti possono sostenersi a vicenda“, visto che l’insieme dei programmi di spesa europei includono prestiti, garanzie e strumenti finanziari sostenuti dal bilancio UE e mobilita il cofinanziamento da parte degli Stati membri e dei beneficiari. Ancora, con il programma InvestEU e il Consiglio europeo per l’innovazione, “il bilancio Ue riduce i rischi dei progetti innovativi e favorisce gli investimenti del settore privato”.
L’Ue dunque prova a dare forma alla nuova unione dei risparmi. Rischia di essere effettivamente “un obiettivo di lungo periodo”, riconosce la commissaria per i Servizi finanziari, Maria Luis Albuquerque. Ciò nonostante “c’è la necessità di agire subito”, perché “il mondo attorno a noi va avanti speditamente, e non abbiamo il lusso del tempo”. Perché mentre i risparmi degli europei dormono in banca, le imprese europee vanno a cercare capitale privato altrove, come Stati Uniti e Cina.
Dopo la pausa estiva ci sarà dunque la proposta per invogliare i cittadini a usare i propri risparmi, assieme alla strategia per l’alfabetizzazione finanziaria degli europei, così da renderli in grado di orientarsi nel mondo degli investimenti. Nell’ultimo scorcio dell’anno si intende poi presentare proposta di emendamento legislativo per poter rimuovere tutte le barriere, nonché rivedere la supervisione delle operazioni finanziarie. L’idea è di prevedere un’unica supervisione per gli operatori più grandi e le operazioni transfrontaliere.