Bruxelles – “L’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa“. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ostenta sicurezza e determinazione. Avverte sui “tempi pericolosi” che contraddistinguono il presente e che ancor di più possono contraddistinguere il futuro. “Non ho bisogno di descrivere la natura grave delle minacce che affrontiamo, o le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se tali minacce dovessero avverarsi”, perché, scandisce, “siamo in un’era di riarmo”, e in questa fase l’Ue intende rispondere con un piano di riarmo europeo in cinque punti il cui nome, ‘Rearm Europe’, già suggerisce molto.
Von der Leyen ha già inviato ai capi di Stato e di governo dei Paesi membri il suo piano per garantire sicurezza e difesa e rilanciare l’industria pesante a dodici stelle. Un modo per dare ai leader il tempo di studiarlo bene, e discuterne in occasione del vertice del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, da cui la presidente dell’esecutivo comunitario si attende pieno sostegno. “La vera domanda che ci si pone è se l’Europa è pronta ad agire con la stessa decisione che la situazione impone. Nei vari incontri delle ultime settimane, l’ultimo dei quali due giorni fa a Londra, la risposta delle capitali europee – sostiene la presidente – è stata tanto clamorosa quanto chiara”.
Un piano a cinque punti. Meno regole di bilancio, meno coesione, nuovi eurobond
In sostanza la strategia di von der Leyen conferma l’idea di sospendere il patto di stabilità per la sola spesa pubblica compiuta nel settore di sicurezza e difesa. Si tratta però del patto di stabilità interno, quello nazionale, e non di quello europeo. Il motivo è che da un punta di vista giuridico la sospensione delle regole Ue è giustificata solo da grave crisi economica, e non è questo il caso. Viceversa, a livello nazionale basta una situazione eccezionale.
La presidente della Commissione Ue sa bene che “i governi possono investire se hanno spazio di bilancio”, e dunque bisogna permettere di spendere senza far scattare la procedura per deficit eccessivo: “Se in media aumentiamo la spesa per la difesa dell’1,5 per cento del Prodotto interno lordo allora genereremo 650 miliardi di euro solo nei prossimi quattro anni”.
A questi 650 miliardi di euro tutti da liberare si aggiungono altri 150 miliardi di euro che la Commissione europea intende rendere disponibili attraverso “un nuovo strumento” europeo di prestiti. La condizione è sempre la stessa: usare i soldi per il rilancio del settore. L’idea sottesa a questo strumento è un meccanismo analogo a del Recovery Fund: si andrà sui mercati per reperire capitale privato, emettendo titoli europei che saranno gli Stati a ripagare restituendo i prestiti. Queste risorse chieste ai mercati andrebbero utilizzati per acquisti congiunti per potenziare una rete europea di sistemi di difesa anti-aerea, sistemi anti-droni, sistemi di difesa informatica e cibernetica, oltre che acquisti di missili e munizioni con cui aiutare anche l’Ucraina attraverso rifornimenti di artiglieria.
Le due iniziative insieme possono dunque mobilitare 800 miliardi di euro nel breve periodo. C’è poi la questione del bilancio. Per von der Leyen va usato di più e meglio per la difesa, e in tal senso “proporremo ulteriori possibilità e incentivi agli Stati membri che decideranno, se vorranno utilizzare i programmi della politica di coesione, di aumentare la spesa per la difesa”. In ragione della necessità del riarmo si è disposti a sacrificare i soldi destinati al rilancio delle regioni, con tutte le implicazioni del caso: meno strade, meno stimolazione del turismo, meno risorse per infrastrutture per dotare l’Europa e i suoi Stati di più missili.
Bei per la difesa
Gli ultimi due ambiti d’azione previsti dal piano ‘Rearm Europe’ mirano a mobilitare capitali privati accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti e ricorrendo in modo sempre più strutturato e strutturale alla Banca europea per gli investimenti (Bei). Von der Leyen invita gli Stati a ragionare sulla necessità di “ampliare la portata” dei finanziamenti dell’istituto di credito di Lussemburgo, poiché “la situazione richiede di considerare tutte le possibile fonti di finanziamento”. Occorre che l’industria e le imprese del settore abbiano “il miglior accesso possibile” al capitale ai finanziamenti, e stimolare i privati a investire nella sicurezza dell’Ue. Anche su questo i leader saranno chiamati a ragionare già a partire da mercoledì.