Bruxelles – Fiaccato dagli elevati prezzi dell’energia, dalle problematiche relative all’accesso alle materie prime, dalla competizione internazionale e dalle nuove tariffe di Washington, il settore siderurgico europeo si trova ad una giuntura critica. La produzione di acciaio europeo (al novembre 2024) è precipitata di 34 milioni di tonnellate dal 2018, raggiungendo soltanto 126 milioni di tonnellate nel 2023 mentre le importazioni, che costituiscono il 27 per cento del mercato dell’Ue, accentuano ulteriormente la decrescita produttiva di un’industria cruciale per l’economia europea.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ben conscia della situazione, aveva annunciato il lancio di un “Dialogo strategico sull’acciaio” lo scorso 7 febbraio, in occasione della visita del collegio dei commissari in Polonia. Una piattaforma, sulla scia di quelle già istituite per l’agricoltura e per l’automotive, per “disegnare un percorso decisivo per il futuro dell’industria siderurgica europea”. L’esecutivo Ue ha confermato oggi (25 febbraio) che il primo meeting si terrà il 4 marzo, e vedrà coinvolti esponenti chiave dell’intera catena di produzione, inclusi produttori, fornitori di materie prime, acquirenti e rappresentanti della società civile. Il vice-presidente esecutivo Stephane Séjourné è stato inoltre incaricato di sviluppare un “Piano d’azione per l’acciaio e i metalli“, che verrà lanciato in primavera.
Il dialogo e il relativo piano poggiano le proprie fondamenta sull’Eu competitiveness compass e, in particolar modo, sul lungamente atteso Clean industrial deal. I punti focali in discussione saranno l’aumento della competitività e della circolarità, la transizione ecologica, la decarbonizzazione e l’elettrificazione del settore, e l’assicurazione di rapporti commerciali corretti con l’estero, svolti su un livello di parità internazionale. Quest’ultimo punto appare come un riferimento alla competizione nel settore con la Cina: in questa ottica il Piano sarebbe orientato anche a contrastare “la sovracapacità cinese che inonda i mercati europei”, come la definì proprio von der Leyen durante la visita alla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue in Polonia.