Alcuni trend elettorali
Al netto della vittoria di Merz, comunque, i partiti mainstream sono stati puniti piuttosto severamente dagli elettori. La stessa Union non era mai scesa sotto la soglia psicologica del 30 per cento dal secondo dopoguerra, e durante l’era Merkel il peggior risultato era stato il 33 per cento del 2017. Stando alle prime analisi del voto, i Cristiano-democratici hanno perso circa un milione di elettori all’AfD, guadagnandone due dall’Spd e uno dall’Fdp.
Il tracollo dell’Spd, mai così indietro negli ultimi 76 anni, è indicativo di una grande insofferenza dell’elettorato verso le politiche del centro-sinistra guidato da Scholz. Che infatti non è stato indicato come capo negoziatore dell’Spd per negoziare la formazione di una Große Koalition con Cdu e Csu: tra i nomi che circolano per quel ruolo ci sono quelli del ministro uscente alla Difesa, Boris Pistorius, e di uno dei due co-leader del partito, Lars Klingbeil.
Anche in casa Fdp lo scossone è stato fortissimo, tanto da espellere i liberali dal Bundestag e, di conseguenza, da costringere il loro candidato Lindner al ritiro dalla politica attiva. Quanto alla Linke, l’emorragia verso il Bsw (nato nell’autunno 2023 con la defezione di Wagenknecht) è stata relativamente contenuta (intorno ai 350mila voti), mentre sono stati circa 1,26 milioni gli elettori delusi da Spd e Verdi che hanno deciso di dare fiducia a Reichinnek & co. Infine, il successo folgorante dell’AfD deriva soprattutto dalla mobilitazione degli astenuti: secondo le proiezioni, circa 2 milioni di voti sono arrivati da elettori che non si erano recati alle urne nel 2021.
Le dinamiche del voto
Altri dati interessanti riguardanti la distribuzione del voto in termini geografici e anagrafici. Da un punto di vista territoriale, la Germania si presenta per l’ennesima volta spaccata in due, come se la divisione della Guerra fredda non fosse mai stata superata neppure dopo la riunificazione.
A livello del cosiddetto secondo voto (Zweitstimme), cioè quello proporzionale che va ai partiti su base nazionale, la Cdu è arrivata prima nell’intera ex Germania Ovest (in Bavaria il primato è della Csu), mentre l’ex Ddr comunista ha visto la vittoria schiacciante dell’AfD. Comparando i risultati di ieri con quelli del 2021, balza subito all’occhio come l’Spd è stata spazzata via dalla mappa elettorale.
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Se si considerano le fasce anagrafiche, sia la Cdu sia l’Spd hanno fatto meglio tra gli over 70, dove hanno raccolto rispettivamente il 42 e il 25 per cento dei consensi. Tra gli under 25, il primo partito è la Linke (con un quarto dei voti), mentre nella fascia 25-44 vince l’AfD (23 per cento tra i 25 e i 34 anni e 26 per cento tra i 35 e i 44).
A livello di genere, lo scarto tra elettori ed elettrici è stato generalmente contenuto (intorno ai 2-3 punti percentuali) per tutti i partiti, con l’unica eccezione dell’ultradestra: tra l’elettorato femminile il 17 per cento ha votato AfD, mentre per quello maschile questa porzione sale al 24 per cento.
Infine, i partiti che sono andati meglio tra i segmenti più istruiti della società sono stati i Verdi (19 per cento tra gli elettori con un’istruzione superiore contro il 4 per cento tra quelli con un’istruzione base) e la Sinistra (11 per cento contro 5 per cento), mentre, al contrario, l’AfD ha fatto più voti tra le fasce meno istruite (28 per cento contro 13 per cento).