Lo scandalo della Volkswagen va ben oltre la frode industriale, è una scossa sismica culturale rivelatrice del pauroso snaturamento suscitato dalla globalizzazione nelle nostre società. La Germania moderna nasce dalla frattura della Riforma, quando l’uomo tedesco ha respinto la morale cattolica del compromesso in nome della verità. Presunta o ricercata, comunque opposta all’arbitrario umano travestito da ispirazione divina. È da questo tormento che nasce la mentalità protestante e assieme a lei l’Europa moderna, che è di fatto un perenne laboratorio fra due diverse morali. Quella della verità, che nell’inevitabile imperfezione umana, può essere perseguita fino all’abisso del male. E quella del compromesso, che per le stesse ragioni può portare a venire a patti con tutto, anche con l’abominevole. Stessi eccessi ma per vie diverse.
L’evoluzione politica dell’Europa delle nazioni e, nel Dopoguerra, dell’Unione europea è sempre scaturita da questo dialogo morale che solo superficialmente segue le frontiere confessionali ma invece si intreccia nel profondo delle nostre società, anche molto lontano dalla sua origine religiosa. Il nostro approccio morale definisce anche la nostra identità, il comportamento del singolo come quello dell’istituzione e della nazione. Lo abbiamo visto nella crisi greca quanto abbia pesato la morale protestante e la sua concezione del debito. L’incubo tedesco per la menzogna è quella stessa ossessione protestante che negli Stati Uniti rende la menzogna più grave dell’atto ingiusto che nasconde. Mentre nella mentalità cattolica si può perfino mentire a fin di bene e un debito in fondo è anche una promessa.
Quello che sta scardinando queste consolidate identità morali è la globalizzazione e la sua ideologia portante: il mercato come unico regolatore del vivere. In questo scenario ogni regola viene spazzata via dall’imperativo di vendere. Tutto è lecito per raggiungere lo scopo. Poco importa se nel processo si distrugge l’ambiente, si disperdono intere comunità di persone, si scardina l’autorità, si abbatte lo stato sociale, si precarizza il lavoro, si cancellano nazioni, si causa la povertà di masse di persone, si svuotano i poteri delle democrazie, si favoriscono le mafie.
Ai dirigenti della Volkswagen è successo questo. Perfino i loro vecchi geni luterani sono stati spazzati via dalla dottrina del mercato. O forse, peggio ancora, il mercato è diventato la loro verità. Il tedesco insomma non ha più paura della menzogna, anzi la costruisce con la stessa precisione e cura che ha nella sua tecnologia e che lo rende famoso nel mondo. La Volkskwagen non ha mentito per caso o per distrazione. Ha volutamente perseguito l’inganno fin dall’inizio, sviluppando un apposito software per falsare i controlli. Alla fine il cerchio si chiude. L’eccellenza tecnologica tedesca si estende ora all’eccellenza fraudolenta tedesca. Ma se i tedeschi hanno imparato a mentire e anche in questo non li batte più nessuno, a noi cosa resta?