Bruxelles – Fino a pochi mesi fa, poteva sembrare il più distopico degli scenari possibili. Il presidente degli Stati Uniti che definisce Volodymyr Zelensky un “dittatore senza elezioni”, il premier ucraino che lo accusa di “vivere in uno spazio di disinformazione russa”. E il Cremlino che applaude “l’indipendenza” del nemico di sempre, la Casa Bianca. Per aggiungere un pizzico di grottesco, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel frattempo è alle Barbados per assistere alla firma di due progetti tra aziende europee e l’isola caraibica.
Lo scontro strisciante tra Donald Trump e Zelensky è divenuto frontale questa notte (nel pomeriggio americano), quando il presidente Usa ha accusato Kiev di aver cominciato la guerra e Zelensky di essere impopolare nel proprio Paese. In mattinata (a Kiev) il presidente ucraino ha risposto per le rime, affermando che Trump “vive in uno spazio di disinformazione” russa. Poteva finire lì, e invece no: il tycoon, in un post rabbioso sulla sua piattaforma social Truth, ha definito Zelensky “un dittatore” che “si rifiuta di indire elezioni”. Trump ha anche aggiunto: “Farebbe meglio a muoversi in fretta, o non avrà più un Paese“.
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Apriti cielo sopra Bruxelles, si potrebbe pensare. Ma per ora la capitale europea tace, mentre il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, riferisce l’agenzia di stampa Tass, ha immediatamente elogiato Trump, “un politico totalmente indipendente” che “non nasconde le proprie opinioni riguardo individui patetici come il signor Zelensky”. Peraltro, nel bel mezzo dell’incidente diplomatico, l’inviato deli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, era atteso a Kiev per un incontro con lo stesso Zelensky, per rassicurarlo sull’inclusione dell’Ucraina nei negoziati di pace con Mosca.
In risposta agli attacchi di Trump, il Kyiv International Institute of Sociology (KIIS) ha diffuso un sondaggio nuovo di zecca in cui sostiene che il 57 per cento degli ucraini si fida di lui, mentre il ministro degli esteri Andrii Sybiha ha scritto su X che “nessuno può costringere l’Ucraina ad arrendersi” dopo aver “resistito al più orribile attacco militare nella storia moderna dell’Europa e a tre anni di guerra totale”. In una conferenza stampa a Kiev, Zelensky ha poi ribadito che l’Ucraina “non è in vendita”, riferendosi alla proposta indecente di cedere il 50 per cento dei minerali strategici del Paese in cambio degli aiuti militari ed economici pervenutagli dalla Casa Bianca.
Secondo round di colloqui all’Eliseo, Parigi: “Posizioni di Trump poco comprensibili”
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Mentre si consuma la rottura tra Kiev e il suo principale fornitore di aiuti militari ed economici negli ultimi tre anni (al 31 dicembre 2024, gli Stati Uniti hanno mobilitato per l’Ucraina l’equivalente di 119 miliardi di euro contro i 115,7 dell’Ue), la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è in visita alle Barbados e l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, è in Sudafrica. Sedici capi di Stato e di governo di Ue sono riuniti all’Eliseo – in presenza o da remoto -, per il secondo vertice informale promosso da Emmanuel Macron per la pace e la sicurezza in Ucraina e in Europa, dopo quello degli otto Paesi Ue “volenterosi” a cui erano presenti anche l’Ue e la Nato. Oggi, oltre ai leader di Francia, Romania, Lussemburgo, Lituania, Finlandia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Portogallo, Svezia e Repubblica Ceca, partecipano anche Canada, Norvegia e Islanda. Gli unici due Paesi membri non coinvolti nel doppio confronto all’Eliseo sono stati Slovacchia e Ungheria: Peter Pellegrini, presidente slovacco, ha accusato Macron di dividere l’Europa con le sue iniziative.
Parigi, ben prima che Trump definisse Zelensky un dittatore, era stata l’unica capitale europea a reagire: “Non capiamo la logica americana”, ha dichiarato questa mattina la portavoce del governo francese Sophie Primas, riferendo le parole con cui Macron ha evocato nel corso del Consiglio dei ministri le “posizioni disparate e spesso poco comprensibili del presidente Trump“, di cui “cerchiamo la coerenza nel tempo”. Poco fa, il premier tedesco Olaf Sholz, riporta il quotidiano Der Spiegel, avrebbe definito “false e pericolose” le accuse di Trump. Da Bruxelles ancora nulla. Forse è solo una questione di fuso orario.