Bruxelles – L’agenda sull’immigrazione che la Commissione europea ha presentato a maggio traccia una strategia a lungo termine. Ma di fronte all’urgenza della crisi dei rifugiati ci sono alcune azioni prioritarie su cui bisogna focalizzarsi e che bisogna portare a termine subito, al massimo nel giro di sei mesi. Ne è convinta la squadra di Jean-Claude Juncker che in vista della riunione dei capi di Stato e di governo di questo pomeriggio ha messo nero su bianco la lista delle cose da fare più urgentemente e si prepara a presentarla ai leader dei Ventotto. “È il tempo di fare corrispondere le parole con azioni ambiziose e spero che il Consiglio si pronunci in favore di queste proposte”, chiede Juncker.
Per prima cosa, secondo l’esecutivo comunitario, occorre attivare subito gli hotspot, squadre di esperti delle agenzie Ue (Frontex, Europo, Easo) da dispiegare sul terreno negli Stati di frontiera più colpiti dall’accesso dei migranti, per aiutare i Paesi membri nell’identificazione e ricezione delle eventuali domande d’asilo. “Saranno operative già alla fine di questa settimana”, sottolinea il commissario Ue all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che nega di avere visto negli Stati interessati (Grecia e Italia in primo luogo) resistenze all’idea di registrare i migranti: “Tutt’altro, gli Stati di frontiera chiedono aiuto e sostegno”, giura.
Un sostegno che arriverà agli Stati anche sotto forma di supporto economico. La prossima settimana la Commissione presenterà una proposta per aggiungere 100 milioni di euro ai fondi di emergenza per i Paesi Ue più colpiti e rafforzerà il finanziamento alle agenzie Ue come Frontex, Easo ed Europol. Ma i finanziamenti aumenteranno anche per i Paesi esterni all’Ue. “Perché i rifugiati vengono in Europa? Perché le agenzie sul terreno si sono viste tagliare i fondi: per questo vogliamo contribuire ai fondi di chi lavora sul terreno”, spiega l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. In particolare l’Ue rafforzerà il contributo al World Food Programme e il sostegno al Trust Fund per la crisi siriana, che raggiungerà in tutto circa 1 miliardo di euro. La Commissione poi vuole sostenere economicamente i Paesi vicini, in particolare Turchia (a cui andrà un miliardo di euro), Serbia e Macedonia (17 milioni di euro). “Stiamo raddoppiando l’assistenza Ue e riallocando i fondi”, spiega la commissaria Ue al Budget, Kristalina Georgieva, spiegando che la proposta della Commissione porterebbe a destinare altri 1,7 miliardi di euro alla gestione della crisi nel biennio 2015-2016. “Con questo nuovo aumento di risorse – spiega – raddoppiamo i fondi per l’emergenza dei rifugiati per il biennio, che sono saliti da 4,5 miliardi previsti all’inizio a 9,2 miliardi”.
La Commissione Ue chiede anche che si ponga fine rapidamente alla reazione a catena degli Stati che sospendono uno dopo l’altro Schengen. Ma perché il sistema di libera circolazione possa funzionare efficacemente, è consapevole l’esecutivo Ue, bisogna aumentare la protezione delle frontiere esterne. Per questo occorrono “passi coraggiosi” verso la creazione di una Guardia costiera e di frontiera europea, sottolinea Avramopoulos. Una proposta in questo senso sarà presentata in dicembre. La Commissione poi non nasconde che l’obiettivo, dopo il via libera al ricollocamento di 120mila rifugiati, sia quello di arrivare ad un meccanismo di redistribuzione permanente. Una proposta in questo senso è già sul tavolo mentre una per riformare ulteriormente Dublino sarà presentata in marzo 2016. Altro passo cruciale, secondo Juncker e compagni, è la messa in atto di una vera politica di ritorni per i migranti cosiddetti economici che non hanno diritto all’asilo. La Commissione non molla nemmeno sulla creazione di canali di immigrazione legale, proposta da sempre divisiva: entro marzo prossimo la Commissioneassicurà che presenterà la proposta per un sistema di immigrazione legale, con la concessione delle cosiddette Blue Card.