Bruxelles – La Conferenza sulla sicurezza di Monaco è col fiato sospeso. A difendere le ambizioni euro-atlantiche dell’Ucraina sembra rimasta solo Bruxelles, almeno nominalmente, mentre il vicepresidente Usa James David Vance minimizza le minacce poste dalla Russia al Vecchio continente. Prima del colloquio col numero due della Casa Bianca, Volodymyr Zelensky ha incontrato i vertici delle istituzioni comunitarie.
Nel settembre 1938, Monaco di Baviera fece da cornice ad uno degli accordi più scellerati della storia europea, quando le cancellerie democratiche permisero ad Adolf Hitler di fare a pezzi l’allora Cecoslovacchia dandogli in pasto la regione dei Sudeti (oggetto delle mire pangermaniste del Partito nazionalsocialista), nella speranza di scongiurare una guerra. Il risultato ottenuto dalla strategia dell’appeasement fu l’invasione della Polonia da parte delle truppe del Reich nel giro di un anno e, da lì, la deflagrazione del conflitto più devastante di cui si abbia traccia nella storia dell’umanità.
Da oggi (14 febbraio) e fino a dopodomani, a Monaco sono riuniti i leader mondiali per partecipare alla Conferenza sulla sicurezza (Msc). Mentre aleggia sopra il Bayerischer Hof lo spettro del presidente russo Vladimir Putin, la preoccupazione è che l’approccio della nuova amministrazione statunitense ai negoziati col Cremlino porti a ripetere gli stessi errori del passato.
“Un’Ucraina fallita indebolirebbe l’Europa, ma anche gli Stati Uniti“, ha avvertito la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen dal palco, un monito a non lasciare che sia Putin a dettare i termini del cessate il fuoco che, dopo la telefonata dell’altroieri con Donald Trump, sembra ormai a portata di mano.
Dear @ZelenskyyUa, Europe stands with you for a just and lasting peace, with strong security guarantees.
We will keep providing continued and stable support to Ukraine.
And speed up work on your EU accession.
Joint read-out with @eucopresident ↓
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 14, 2025
Alla conferenza è presente anche Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino sa bene che la finestra di opportunità per impedire che Trump negozi direttamente con Putin bypassando completamente Kiev si sta chiudendo rapidamente. “Un accordo di pace non può essere firmato a Monaco, ricordiamo quello che è stato firmato qui, non lo ripeterò”, ha dichiarato, aggiungendo di non voler essere “quella persona nella storia che ha aiutato Putin a occupare il mio Paese“.
Mentre aspetta il suo faccia-a-faccia con il numero due della Casa Bianca, James David Vance (con il quale si è detto disposto a “discutere l’accordo sui nostri minerali“, un’opzione ventilata dallo stesso Trump per garantire il sostegno militare a Kiev), il presidente ucraino ha incontrato i vertici Ue.
Nel comunicato congiunto diffuso dopo il colloquio con il capo dell’esecutivo comunitario e il presidente del Consiglio europeo, António Costa, si legge dell’impegno a “fornire un sostegno costante e stabile all’Ucraina fino al raggiungimento di una pace giusta, globale e duratura“, l’unico esito che “porterà a un’Ucraina sovrana e prospera e garantirà la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa“. La nota ribadisce inoltre “la volontà di porre l’Ucraina in una posizione di forza prima di qualsiasi negoziato futuro e di fornire all’Ucraina forti garanzie di sicurezza“.
Cioè quanto i governi europei – soprattutto quelli baltici e scandinavi – e l’Alta rappresentante Kaja Kallas stanno ripetendo con particolare insistenza negli ultimi giorni, dopo che il segretario alla Difesa di Washington Pete Hegseth ha chiuso la porta ad ogni possibilità di impiegare truppe statunitensi in qualunque operazione di peacekeeping nell’ex repubblica sovietica (operazione che, se ci sarà, dovrà essere fuori dall’ombrello Nato). Costa, von der Leyen e Zelensky hanno reiterato infine la loro volontà condivisa di “intensificare il lavoro per accelerare il processo di adesione dell’Ucraina” al club a dodici stelle.
Nello stesso momento in cui i droni russi tornano a cadere sulla centrale nucleare di Chernobyl, il leader ucraino ha avvertito che il Cremlino potrebbe presto lanciare un’aggressione dalla Bielorussia contro uno Stato lungo il fianco orientale della Nato, “forse la Polonia, forse i Baltici”, oppure sferrare una nuova offensiva verso Kiev.
![JD Vance](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/02/Imagoeconomica_2378830-1024x576.jpg)
Ma gli occhi e gli orecchi degli astanti sono tutti per Vance, dichiaratosi fiducioso del fatto che “possiamo giungere ad un accordo ragionevole tra la Russia e l’Ucraina“. Il vicepresidente ha poi spiazzato la platea sostenendo che il pericolo maggiore in Europa non deriva dalle minacce esterne ma proviene dall’interno, da quelle che ha bollato come “restrizioni alla libera espressione“, che sono per definizione intrinsecamente antidemocratiche.
Esortando i leader europei a “non fuggire dagli elettori“, Vance ha anche suggerito di abbandonare i “cordoni sanitari” contro l’estrema destra, ad appena nove giorni dalle elezioni federali in Germania in cui l’ultradestra post-nazista e filorussa di Alternative für Deutschland (AfD), elogiata costantemente da Elon Musk, è accreditata dai sondaggi con almeno il 20 per cento dei consensi.