dall’inviato a Strasburgo – L’Eurocamera chiede a gran voce alla Commissione europea di tornare sui suoi passi e sospendere l’accordo sui minerali critici con il Ruanda alla luce dell’escalation militare nella regione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo. Le violenze di Goma perpetrate dai ribelli dell’M23 con il supporto delle forze di difesa ruandesi ne compromettono inevitabilmente l’integrità. Ma proprio dall’Aula di Strasburgo, la commissaria Ue per il Mediterraneo, Dubravka Šuica, ha chiarito la linea di Bruxelles: l’acquisto di metalli e terre rare proseguirà, la sua sospensione potrebbe essere “controproducente” perché verrebbero meno i vincoli sui diritti umani posti dall’Ue.
Nella risoluzione adottata ieri (13 febbraio) con 443 voti favorevoli, 4 contrari e 48 astensioni, gli eurodeputati hanno condannato fermamente l’occupazione di Goma e di altri territori nella parte orientale della RDC – regione ricchissima di minerali – da parte dei ribelli dell’M23 e dell’esercito ruandese. Nel testo, l’Eurocamera sottolinea gli “attacchi indiscriminati, le uccisioni illegali, gli stupri e gli altri palesi crimini di guerra” che si sono succeduti nelle ultime settimane al confine tra RDC e Ruanda. Sarebbero oltre 3 mila i morti nella città sul lago Kivu.
Violenze che mettono in imbarazzo la Commissione europea, che negli ultimi anni ha intensificato i rapporti con Kigali. Le misure di assistenza finanziaria diretta, il sostegno militare attraverso lo European Peace Facility alle truppe ruandesi schierate nel Mozambico settentrionale: gli eurodeputati ne chiedono lo stop, almeno finché “Kigali non assicurerà la rottura di tutti i legami con l’M23”. Ma soprattutto, Strasburgo chiede la sospensione immediata del memorandum d’intesa Ue-Ruanda sulle catene di valore delle materie prime sostenibili, siglato solo un anno fa, “fino a quando il Ruanda non dimostrerà di aver cessato le sue interferenze e l’esportazione di minerali estratti dalle aree controllate dall’M23”. Quei minerali sono “insanguinati”, avverte l’Eurocamera.
![](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/02/P063118-636195-scaled.jpg)
L’accordo con Kigali del febbraio 2024 va inserito nella corsa globale all’approvvigionamento di materiali fondamentali per la transizione ecologica, con Bruxelles che sta cercando in tutti i modi di ridurre la dipendenza dalla Cina. È volto appunto a garantire una “fornitura sostenibile di materie prime” per l’Unione europea – soprattutto tantalio, stagno, tungsteno, oro e niobio, ma anche litio e terre rare -, in cambio di cospicui finanziamenti per sviluppare le catene di approvvigionamento minerario e le infrastrutture del Ruanda. Attraverso il Global Gateway, la strategia lanciata dall’Ue nel 2021 per sviluppare nuove infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo, al Ruanda sono stati destinati oltre 900 milioni di euro.
L’intesa è stata accolta con perplessità fin dall’inizio, dal momento che il commercio illecito dei minerali che provengono da una regione di confine martoriata dai conflitti è stato documentato dalle Nazioni Unite stesse. Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, aveva definito l’accordo tra Bruxelles e Kigali una “provocazione di pessimo gusto“. Fatto sta che l’incursione dei ribelli sostenuti dal Ruanda si è concentrata proprio nella regione più densa di miniere per l’estrazione di oro, coltan, stagno, tantalio e altri minerali critici e terre rare.
Per ora, la Commissione europea sceglie la linea del pragmatismo. Prende posizione sul conflitto, ma il memorandum d’intesa non si tocca. La commissaria Šuica – per conto dell’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, che all’ultimo momento ha declinato l’invito al dibattito – ha veicolato le richieste di Bruxelles alle parti in conflitto: mantenere i confini aperti per i rifugiati e gli operatori umanitari, garantire la protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario, preservare la sicurezza del personale umanitario, degli operatori sanitari e delle strutture mediche, avviare negoziati per una tregua umanitaria.
Šuica ha inoltre annunciato che in risposta a questa “nuova crisi nella crisi”, la Commissione ha accelerato l’erogazione del suo budget iniziale di 60 milioni di euro per la RDC per il 2025. “Attualmente stiamo stabilendo quali partner umanitari hanno ancora la capacità di intervenire efficacemente”, ha spiegato in Aula. Ma l’accordo con il Ruanda non è in discussione: “La Commissione non sostiene investimenti concreti nella lavorazione di minerali la cui origine è incerta”, ha respinto le accuse Šuica. Anzi, il supporto dell’Ue “garantisce condizioni di lavoro sicure, compresa la lotta al lavoro minorile”. Per questo, sostiene l’esecutivo Ue, “sospendere il memorandum d’intesa potrebbe essere controproducente“, in quanto “minerebbe l’incentivo a garantire una produzione e un commercio responsabile dei minerali da parte del Ruanda”.