Roma – “Ci sono deputati europei di partiti iscritti al Pse che sostengono tesi totalmente affini a quelle di Orban e della destra radicale. Dobbiamo prenderne atto perché anche questo è il Pse oggi”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato il suo ‘J’accuse’ contro alcuni esponenti della sua stessa famiglia politica europea. Poi ha aggiunto che “nell’Europa, nata perché un muro era caduto”, adesso “si ritirano su i muri partendo da un consenso di governi che sono teoricamente di sinistra”.
La battaglia sul tema dell’immigrazione – in vista della riunione dei ministri dell’Interno di domani che pare arriverà comunque ad un accordo – Renzi la comincia dunque in casa. Così come in casa, contro le resistenze della minoranza Pd, conduce quella sulla riforma costituzionale in discussione al Senato. Si serve delle elezioni greche, dove gli scissionisti di Syriza non sono riusciti a superare lo sbarramento, per dire che “le scissioni funzionano molto come minaccia, un po’ meno nel passaggio elettorale. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce”, è la conclusione del premier.
Nel suo discorso alla direzione nazionale del Pd, Renzi ha affrontato anche i temi economici. Ha confermato l’abolizione dell’Imu e l’intenzione di varare una manovra espansiva, rispettando i vincoli europei senza mettere “le mani in tasca agli italiani”, ma utilizzando la flessibilità prevista dalle regole. “Stiamo preparando una legge di stabilità che usa alcune clausole di flessibilità”, conferma, aggiungendo però che “in Europa dovremo fare una discussione sul fatto che le regole del gioco scritte nel 2008-2014 hanno dato risultati decisamente peggiori degli Usa”. Una discussione nella quale, è convinto l’Italia possa “giocare un ruolo diverso” perché “è finalmente libera dall’incubo di essere il problema dell’Europa”, dal momento che “ha cambiato verso ed è tornata alla crescita”.
Su quest’ultimo punto ha criticato chi attribuisce a fattori esterni il merito della ripresa. Se nella nota di aggiornamento al Def i dati “sono stati rivisti al rialzo”, sostiene, questo dimostra “una doppia verità: che eravamo stati fin troppo prudenti sulla ripresa e poi che le riforme servono”. È a queste che l’inquilino di Palazzo Chigi attribuisce il merito del rilancio dell’economia.