Bruxelles – Tremila secondo le forze dell’ordine, almeno settemila a detta delle sigle sindacali. Spinti dalla crisi che sta colpendo l’industria dell’automotive, migliaia di operai provenienti dai settori metalmeccanico, siderurgico, chimico, farmaceutico, tessile, dell’energia, si sono riversati nel quartiere europeo di Bruxelles per chiedere all’Ue azioni concrete e immediate a sostegno dei lavoratori. Alla chiamata di IndustriALL – Europe, la Federazione Europea dei sindacati dell’industria, ha risposto presente anche la pattuglia italiana formata da Fiom, Uilm, Fim, Filctem, Uilca e Femca.
Nella piazza gremita si è visto anche un inedito ‘campo largo’: le delegazioni di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra erano presenti accanto ai lavoratori, ed hanno incontrato insieme i leader delle sigle sindacali per un confronto sui temi da portare avanti a Bruxelles e Strasburgo. Si parte da un dato di fatto: l’industria europea è in ginocchio. I dati li ha snocciolati, dal palco di place Jean Rey, la segretaria di IndustriALL, Judith Kirton-Darling: “Dal 2009 l’industria siderurgica europea ha perso quasi 100 mila occupati. Da giugno sono stati annunciati oltre 90 mila tagli nell’automotive. I licenziamenti si stanno accumulando anche nei settori chimico, tessile e dei materiali di base”. A fianco degli operai, si schierano anche le associazioni industriali: Eurofer, l’Associazione europea dell’Acciaio, in un comunicato ha appoggiato la manifestazione di oggi e avvertito: “Senza un’azione immediata da parte dell’Unione Europea, ci saranno altre chiusure di impianti e perdite di posti di lavoro nell’industria siderurgica”.

Di fronte, c’è la promessa di Ursula von der Leyen di trasformare il troppo dogmatico Green Deal della scorsa legislatura in un Clean Industrial Deal, nel quale siano le ragioni dell’industria a dettare i tempi della transizione verde, e non più il contrario. “Si sta giocando una partita enorme“, ha dichiarato il capodelegazione del Partito Democratico all’Eurocamera, Nicola Zingaretti, perché se da un lato l’Ue non può rinunciare ad una “transizione necessaria”, dall’altro questa “non può essere pagata sempre dagli ultimi cioè dai consumatori o peggio, dalle forze del lavoro”. Per il suo omologo del Movimento 5 Stelle, Pasquale Tridico, i segnali non sono promettenti: la Bussola per la competitività presentata la scorsa settimana dalla Commissione europea “è soltanto fuffa, per dare risposte inutili”. Secondo il capodelegazione pentastellato, “non è con la semplificazione, con la sburocratizzazione che si risolve un problema così drammatico come quello dell’industria”.

Il suo collega della Filctem, Marco Falcinelli, ha lanciato l’allarme sul costo dell’energia, un tema che “riguarda in modo particolare l’Italia”, seconda manifattura d’Europa con un’industria “fortemente energivora”. Secondo Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec, “la famosa transizione energetica deve avvenire garantendo la neutralità energetica”, mentre Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha avvertito: “Così non si può andare avanti, o lo capiscono o lo glielo faremo capire. Noi siamo a favore della transizione, ma non può avvenire a dispetto del sociale e incentivando la povertà”.

Nel frattempo, una delegazione di IndustriAll e dei principali sindacati europei incontrava il vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega all’Industria, Stéphane Séjourné, e la commissaria europea per i Diritti sociali e il Lavoro, Roxana Mînzatu. A margine del confronto, Séjourné ha rassicurato: “Il futuro Clean Industrial Deal è prima di tutto un patto sociale. Ha un obiettivo: mantenere i posti di lavoro in Europa”. L’appuntamento è per il 26 febbraio, giorno in cui la Commissione presenterà il suo nuovo Patto industriale: per la segretaria di IndustriALL, dovrà essere figlio di un “accordo tra lavoratori, industria e governi nazionali” e basarsi “su investimenti nella transizione giusta, con diritti sicuri alla sicurezza dell’occupazione e alla formazione”.
The future Clean Industrial Deal is first and foremost a social deal.
It has one objective: keep jobs in Europe
With @RoxanaMinzatu, happy to have exchanged with the @industriAll_EU unions on the sidelines of their demonstration today. pic.twitter.com/0dztz6idNC
— Stéphane Séjourné (@steph_sejourne) February 5, 2025