Bruxelles – L’Italia non chiederà nessuna proroga per l’attuazione del Pnrr. “Dobbiamo essere coerenti con gli impegni assunti“, ha messo in chiaro il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti. In trasferta nella capitale europea per il Consiglio Ue Affari Generali, Foti ne ha approfittato per incontrare il suo predecessore Raffaele Fitto, ora vicepresidente esecutivo della Commissione europea, e garantirgli che Roma chiuderà tutti i progetti – o quasi – entro il 30 giugno 2026.
Foti ha respinto così le insistenti voci di questi giorni che volevano il governo Meloni in pressing su Bruxelles per spostare in avanti la deadline prevista per spendere i quasi 200 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma una trattativa in corso c’è, e gira intorno alla possibilità di far confluire i soldi che Roma non riuscirà a spendere in uno o più fondi da cui poter poi attingere per finanziare nuovi progetti dopo la scadenza del Piano. Il colloquio tra Fitto e Foti è stato “proficuo e costruttivo per proseguire in continuità il lavoro sul Pnrr e sulle politiche di coesione”, ha scritto il ministro in un post sul suo account X.
Il salvagente, sul modello già ipotizzato anche da Madrid, per non rinunciare “neppure a un centesimo” del Pnrr è in attesa del benestare di Bruxelles. I tecnici di Fitto hanno già messo in chiaro che tale meccanismo sarebbe in ogni caso limitato a pochi interventi, perché con un perimetro ampio si trasformerebbe di fatto in una proroga di fatto del Pnrr.
Nel mese di febbraio, Roma dovrebbe sottoporre alla Commissione europea una nuova revisione del Pnrr. La quinta, dal 2021. “Alcune misure sono all’attenzione mia e del governo per verificare se hanno la possibilità concreta di realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi“, ha spiegato il ministro in un punto stampa al Parlamento europeo. Tra i circa 260 mila progetti al vaglio del governo, alcuni interventi rischiano di avere un orizzonte temporale ben più distante del 30 giugno 2026. Su questi, Palazzo Chigi proporrà al Parlamento “eventuali modifiche, che possono essere le ultime che possiamo presentare in una scansione temporale che deve chiudersi possibilmente entro il mese di aprile”, ha affermato ancora Foti.
Finora, l’Italia ha incassato da Bruxelles circa 121 miliardi sui 194 totali. Alla fine dello scorso anno il governo ha depositato la richiesta di pagamento della settima rata, chiedendo l’esborso di ulteriori 18,3 miliardi di euro.