Bruxelles – “Chi controlla lo spazio controlla il futuro”, nel bene e nel male. Allora, di fronte a questa nuova sfida esistenziale, è tempo di “uno scudo spaziale europeo“. Parola di Andrius Kubilius, commissario per la Difesa e lo spazio, che in occasione della XVII conferenza spaziale europea chiama a raccolta le imprese per il nuovo corso europeo. Serviranno investimenti privati, che l’esecutivo comunitario, annuncia, intende convogliare attraverso una strategia che arriverà nelle prossime settimane. “Vogliamo creare un mercato unico per lo spazio“, anticipa. Non offre i dettagli, ma Kubilius fa capire che c’è l’intenzione di fare sul serio. Anche perché non ci sono grandi alternative.
Ogni momento storico è stato contraddistinto da qualcosa di caratterizzante, ricorda il commissario per la Difesa. “Il XIX secolo è stato il tempo del treno, il XX secolo è stato il tempo dell’automobile e dell’aereo. Il XXI secolo appartiene allo spazio”. Alla luce di ciò, serve che l’Ue sia protagonista. “Dove vogliamo che sia l’Ue nel 2040? Io voglio che sia leader”. Anche perché, sulla scia delle tensioni internazionali e di una corsa allo spazio ripartita in grande stile, con gli Stati Uniti che sognano Marte e la Cina che vuole installarsi anche in orbita, non si può restare a guardare.
Kubilius vuole essere chiaro, in tal senso. La politica per lo spazio deve avere implicazioni e ramificazioni nella politica di difesa. E’ questo il quarto punto delle priorità che la nuova politica per lo spazio dell’Ue prevede. Si parte da Galileo, il sistema di navigazione satellitare concepito per posizionamento e navigazione. “Invieremo in orbita quattro nuovi satelliti”, in condizione di ‘continuità’. Perché il secondo obiettivo è all’insegna della discontinuità con quanto fatto finora: “Dobbiamo creare una nostra industria per lo spazio“. E’ qui che si inserisce il progetto di mercato unico per il settore, la voglia di “attrarre le piccole e medie imprese (Pmi) e gli investimenti privati.
Terzo punto dell’agenda europea: “Assicurare l’indipendenza”. Vuol dire, spiega Kubilius, che “non dobbiamo dipendere da lanciatori di Paesi terzi“, come fatto finora. La funzionalità di Galileo è stata appaltata ai russi, tramite il vettore Soyuz, al centro di errori di lancio che nel 2014 hanno malposizionato satelliti di cui l’Ue aveva bisogno. Una questione non di oggi, dunque, ma che oggi si fa ancor più urgente.
Infine la difesa. “I dati spaziali diventano fondamentali anche dal punto di vista militare”, in senso offensivo come difensivo. Per questo, insiste Kubilius, lo spazio va usato per la difesa. “Dobbiamo poterci difendere da ogni aggressore“, e in tal senso “dobbiamo creare servizi completi di intelligenze inter-operabili”. Avanti quindi con lo scudo spaziale.