Bruxelles – Sulle sanzioni alla Russia “avremmo potuto fare di più, ma i contesti nazionali hanno giocato un ruolo”. Valdis Dombrovskis non è contento. Il commissario per l’Economia sa che quindici pacchetti di misure restrittive non sono pochi per numeri e portata, ma nonostante questo non è soddisfatto. “Per le sanzioni serve l’unanimità” e non sempre questa viene raggiunta, spiega alla platea del World Economic Forum. L’esempio forse emblematico è dato dal gas naturale liquefatto (Gnl). “Le importazioni di Gnl russo stanno aumentando“, riconosce Dombrovskis. “Ci sono canali per accrescere la nostra pressione”, e quindi sanzioni, se non fosse per le resistenze di alcuni governi.
Non sorprende tuttavia, considerando la sfida che pone la sicurezza energetica per il blocco dei Ventisette. le rinnovabili sono ancora tutte da sviluppare e non in grado di rispondere al fabbisogno, e l’Europa non ha mai avuto fonti tradizionali. Di fronte alla messa al bando di gas naturale, petrolio e carbone, ci si tiene le mani libere sul gas liquefatto. Da inizio guerra russo-ucraina gli acquisti di Lng russo non sono mai diminuiti: 15,21 milioni di tonnellate di metri cubi nel 2022, 15,18 milioni di tonnellate nel 2023, 16,65 milioni di tonnellate alla fine del 2024. Acquisti utili soprattutto per Belgio, Francia e Spagna. “La principale fonte di ricavi della Russia è l’export energetico”, ricorda Dombrovskis. Quasi tre anni di conflitto non hanno cambiato la situazione.
Qualcosa sembra muoversi, però. Ci sono dieci Stati membri su 27 – Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Svezia – che premono sugli altri partner. Chiedono di eliminare ogni scappatoia alle sanzioni Ue, in una esplicita richiesta di porre fine anche agli acquisti di Gnl russo. Resta da convincere ancora più di metà Unione europea, che avrebbe potuto fare di più e meglio.