dal nostro inviato ad Atene
Oggi è stata “una giornata di relax” per Alexis Tsipras. Nel giorno del silenzio elettorale il leader di Syriza ha fatto un giro nel quartiere di Monastiraki, la zona radical chic della città, e ha incontrato in un bar i giovani del suo partito. Il suo principale avversario, il leader di Nuova Democrazia, ha invece fatto visita ai militanti in un banchetto in piazza Syntagma. Tutti i membri dei diversi partiti in lizza per le elezioni sono andati in giro a incontrare la gente. La parola d’ordine è una sola “nessun voto deve andare perduto”. Queste elezioni si giocano sul filo di lana. I sondaggi, che però in passato non si sono dimostrati molto affidabili, continuano a parlare di un testa a testa tra Syriza e Nuova democrazia, con la formazione di sinistra in vantaggio. Alcuni parlano anche di un possibile 33% per la sinistra, comunque al di sotto del 36,3% raggiunto a gennaio. Sondaggi a parte sembra chiaro che Tsipras possa ottenere la maggioranza, ma non tale da permettergli di governare da solo. Il sistema elettorale ellenico è un proporzionale con sbarramento al 3% e premio di maggioranza di 50 deputati per il partito che arriva primo. In tutto le compagini in corsa sono ben 19, ma la maggior parte non hanno chance. La soglia per ottenere la maggioranza assoluta si abbassa quanta più alta è la percentuale di quelli che non superano lo sbarramento: intorno al 38% con molti che restano fuori, circa 41 se ce la fanno in tanti.
Nuova Democrazia ha già affermato di essere pronta a una grande coalizione, proposta rigettata da Tsipras, e in caso di vittoria a sorpresa non avrebbe problemi ad allearsi con nessuna delle altre forze moderate del Paese. La posizione “responsabile” del centrodestra è per Syriza una forza: se il dell’ex premier vincerà e riuscirà a formare una maggioranza anche non stabile, saprà di poter comunque contare sui voti del centrodestra per le riforme richieste dall’accordo. O pensare addirittura a un governo di minoranza.
Il problema di Syriza è che stavolta è più che mai accerchiato da entrambi i lati. I suoi principali avversari non sono tanto i partiti centristi e di destra, ma quelli che gli tolgono i voti a sinistra, una posizione prima occupata solo dai comunisti del Kke e da altre piccole formazioni che non superano mai la soglia, ma che ora vede protagonista anche Unità Popolare. Il partito di Panagiotis Lafazanis, ex ministro dell’Energia e leader della corrente più radicale di Syriza, Piattaforma di sinistraz dovrebbe agevolmente superare la soglia. Tra li suoi candidati quello di bandiera è Manolis Glezos, il partigiano che tolse la bandiera nazista dall’Acropoli, anche lui in rotta con Tsipras, e tra i maggiori sponsor conta un pezzo da novanta, l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis. Un’alleanza con loro, così come con il Kke, è però impossibile. Entrambe le formazioni sono fortemente contrarie al nuovo Memorandum e chiedono il ritorno alla dracma.
Tsipras ha parlato più volte di una possibile “coalizione progressista”, ma l’alleato ideale per lui sarebbe, come nello scorso governo, la formazione di destra dei Greci Indipendenti, guidato da Panos Kammenos. Ma il partito, nato da una scissione di Nuova Democrazia nel 2012, e che fondava tutti i suoi consensi su una linea anti austerità, rischia di perdere i consensi che aveva avuto a gennaio (4,75%) per essere stato favorevole al Memorandum, e quindi di non entrare in Parlamento.
Le altre due formazioni che potrebbero essere di supporto a Syriza sarebbero i socialisti del Pasok, guidati dal luglio scorso da Fofi Gennimata, o i liberali di centrosinistra di To potami, il Fiume, di
Stauros Theodōrakīs. Ma su di loro ha espresso perplessità il cervello economico di Syriza, l’ex ministro delle Finanze, successore di Varoufakis, Euclid Tsakalotos. “La situazione è molto difficile, perché da un lato non possiamo rifare le elezioni, dall’altro non vedo come Syriza possa lavorare con il Pasok e To Potami, e men che mai Nuova Democrazia”, ha dichiarato in una intervista a Kathimerini. “Questi partiti”, ha continuato, “in particolare Pasok e ND, hanno costruito le loro alleanze sociali, e quindi il loro potere politico, sul clientelismo e l’evasione fiscale”.
Le alternative non sembrano essere molte insomma e sarà decisivo il risultato dei Greci Indipendenti. Se Syriza dovesse arrivare primo come sembra e Kammenos dovesse restare fuori dai giochi le cose si farebbero dure.
Dimitrios Papadimoulis, vicepresidente del Parlamento europeo e moderato di Syriza, parlando con il giornale Agorà ha detto che solo “le urne ci mostreranno l’uscita per le possibili alleanze”, ma non ha fatto nessuna ipotesi. Ha “escluso categoricamente” un ritorno al voto in caso di risultato incerto e si è detto sicuro che si formerà “un governo che durerà 4 anni e che avrà come tronco Syriza e il suo programma”. Il modo in cui ci riusciranno è tutto da vedere.