Bruxelles – Poco e lentamente. L’Ue che proclama di volersi svincolare dalla dipendenza dalla Cina non sta facendo abbastanza per passare dalle parole ai fatti. Una situazione che non piace alla commissaria per la Sovranità tecnologica, Henna Virkkunen, che invita i governi a cambiare rotta: “La Commissione ha valutato che Huawei e Zte rappresentano rischi sostanzialmente più elevati rispetto ad altri fornitori 5G”. Una valutazione risalente a giugno 2023. Eppure, a oltre un anno di distanza, critica la commissaria, l’esecutivo comunitario ritiene che “la situazione attuale per quanto riguarda l’attuazione dell’insieme delle misure per il 5G da parte degli Stati membri non sia soddisfacente“.
Telefonia e internet degli europei restano ancora troppo cinesi. Ferme restando le prerogative squisitamente nazionali in materia di sicurezza, è convinzione del collegio dei commissari che gli Stati membri debbano “accelerare i loro sforzi” in materia di riduzione di presenza delle compagnie cinesi. In particolare, specifica Virkunen nella risposta fornita a un’interrogazione parlamentare in materia, i Ventisette dovrebbero “introdurre quanto prima le restrizioni necessarie per i fornitori ad alto rischio”. Serve un freno a Huawei e Zte, dunque.
Si tratta di una necessità ancor più irrinunciabile in ragione della voglia e delle ricerca di una competitività tutta nuova. La responsabile per la Sovranità tecnologica ricorda come nel rapporto Draghi – che Eunews ha tradotto integralmente in italiano – viene sottolineato che “sono necessarie ulteriori azioni per evitare dipendenze critiche da singoli fornitori, ridurre i rischi della catena di fornitura dell’Ue derivanti da fornitori ad alto rischio e proteggere le sue infrastrutture critiche”. Nel caso delle telecomunicazioni e delle imprese cinesi del settore non accade.