Bruxelles – Diritti umani o affari milionari? La coppa del mondo in Arabia Saudita riaccende i riflettori su un’Europa divisa tra i valori da sbandierare e gli affari da concludere. C’è chi dice ‘no’ alla scelta del Paese del Medio Oriente quale casa della massima competizione calcistica nel 2034. Un gruppo di 14 europarlamentari di Verdi, socialisti e Sinistra chiedono alla Fifa, con tanto di lettera, di “sospendere” il processo di selezione per la Coppa del Mondo del 2034 in Arabia Saudita “fino a quando non saranno in atto adeguate protezioni dei diritti umani per evitare di peggiorare una situazione già disastrosa”.
Una richiesta che però cozza con la volontà della Fifa di andare avanti e una scelta chiara e precisa dell’Ue di investire proprio nel Paese. Agli europarlamentari risponde Mattias Grafstrom, segretario generale della Fifa. Intanto, spiega, nonostante gli inviti alle federazioni di Asia e Oceania a presentare candidature per l’edizione 2034 della coppa del mondo di calcio, l’Arabia Saudita “è risultata la sola candidata”. Risultato: o lì o niente manifestazione.
Questioni diritti umani. E’ vero che la situazione è tra il drammatico e il disastroso. L’ultimo rapporto di Freedom House, l’organizzazione non governativa internazionale con sede a Washington, dipinge la monarchia saudita come uno dei peggiori sistemi al mondo. Nei fatti, viene denunciato, il Paese non ha libertà civili. Non a caso i parlamentari denunciano che, dato il contesto, “i rischi in Arabia Saudita sono così elevati che ospitare il torneo lì porterebbe probabilmente a gravi e diffuse violazioni dei diritti”. Il segretario generale della Fifa tira dritto anche in questo caso.
Innanzitutto, spiega Graftstrom, “non si tratta di escludere perentoriamente i paesi in base al loro contesto generale sui diritti umani”, quando di vedere gli impegni assunti, come nel caso del regno saudita, e i “cambiamenti sociali positivi nell’orizzonte di medio-lungo termine”. Un criterio, quest’ultimo, che porta con sé i rischi del caso, primo fra tutti quello di promesse disattese a partire dal giorno dopo la finale di coppa del mondo.
Carolina Morace (M5S/laSinistra), tra i firmatari della lettera indirizzata alla Fifa, nutre dubbi: “Le rassicurazioni della Fifa non sono per noi sufficienti perché si basano su annunci”. In Arabia Saudita, denuncia, i diritti dei lavoratori, delle donne e della comunità LGBT “sono ancora al Medioevo e noi con la vetrina rappresentata dai Mondiali di calcio rischiamo di legittimare questa mancanza di libertà”. Per questo motivo, incalza, “la Fifa deve monitorare il rispetto delle riforme promesse dall’Arabia Saudita e deve essere pronta a cambiare Paese ospitante se il pieno rispetto dei diritti dei tifosi, ma anche dei suoi cittadini, non verranno garantiti”.
A cambiare Paese assegnatario della coppa del mondo 2034 la Fifa però non sembra minimamente pensarci. Perché, affonda il segretario generale dell’organizzazione, la Fifa opera “in linea anche con le politiche e le pratiche dell’Unione Europea”, e l’Unione europea ha investito tanto in Arabia Saudita, politicamente ed economicamente.
Il segretario generale della Fifa ricorda agli europarlamentari come il commercio bilaterale di beni ha raggiunto i 75 miliardi di euro nel 2023, gli investimenti dell’Ue in Arabia Saudita sono aumentati del 50 per cento tra il 2020 e il 2022 (da 19,9 miliardi di euro a 30 miliardi di euro) e “importanti traguardi, come il partenariato strategico tra Ue e Arabia Saudita su energia e tecnologia attualmente in discussione”. Non sorprende, visto che il Paese arabo vanta la sesta più grande riserva di gas naturale al mondo e l’Ue ha stracciato i contratti con Gazprom.
Inoltre, continua, “l’apertura della prima Camera di commercio europea in Arabia Saudita a maggio, sottolinea l’impegno dell’UE nei confronti della regione”. Perché la Fifa non dovrebbe investire laddove l’Ue sta investendo, e tanto? Proprio come l’Unione europea, ammette Graftstrom, “la Fifa e la comunità calcistica mondiale stanno cercando di sostenere il potenziale sportivo di questa regione”.
L’Unione europea resta dunque vittima della sua stessa duplice natura: i valori buoni per riempirsi la bocca, i soldi utili a riempire i portafogli. Dov’è lo scandalo? A Riad o a Bruxelles? Ai posteri l’ardua sentenza. Prima però mettersi comodi e godersi lo spettacolo della coppa del mondo in Arabia Saudita.