Bruxelles – L’Ue è “preoccupata” per la decisione dell’amministrazione Biden, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, di limitare l’accesso alle esportazioni di chip avanzati di intelligenza artificiale per più di 120 Paesi. Tra cui, alcuni Stati membri dell’Ue e le loro aziende. La piccata reazione di Bruxelles alla nuova stretta che arriva dagli Usa è affidata alle parole della vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, e del commissario Ue per il Commercio, Maroš Šefčovič: “Siamo un’opportunità economica per gli Stati Uniti, non un rischio per la sicurezza”, affermano i due in un comunicato congiunto.
Il giro di vite annunciato ieri (13 gennaio) dalla Casa Bianca entrerà in vigore tra un anno, con l’obiettivo principale di arginare l’ascesa tecnologica della Cina, oltre che di Russia, Iran e Corea del Nord. Il “quartetto del caos” fa infatti parte del nucleo ristretto di Paesi a cui Washington imporrà il blocco totale delle tecnologie più sofisticate prodotte da Nvidia Corp, Amd, Microsoft e altre aziende. Una mossa che Pechino ha subito definito una “flagrante violazione delle regole commerciali internazionali”. Ma, a esclusione dei 18 più stretti alleati americani, le restrizioni all’export di tecnologie critiche riguardano circa 120 Paesi.
Nel club degli alleati senza restrizioni rientrano dieci Paesi Ue: è composto da Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Taiwan e Regno Unito. Per gli altri, la Casa Bianca imporrà un tetto nazionale sulla quantità di potenza di calcolo esportabile dal territorio americano. Le aziende di queste Paesi potranno aggirare tali limiti solo dimostrando di rispettare standard di sicurezza e diritti umani imposti dagli Stati Uniti. “Gli Stati Uniti sono alla guida dell’IA ora, sia nello sviluppo sia nel design dei chip, ed è essenziale che la situazione resti immutata”, ha dichiarato la segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo.
Alle aziende a stelle e strisce che producono ed esportano tecnologia avanzata per l’IA sarà richiesto il rispetto di condizioni rigorose in termini di trasparenza, rendicontazione e sicurezza. I fornitori globali come Amazon Web Services e Microsoft, in particolare, non potranno distribuire più del 50 per cento della potenza di calcolo totale fuori dagli Stati Uniti. Washington si è data 120 giorni di tempo per raccogliere i feedback di industria e partner globali, aprendo la porta eventuali modifiche. Per altro, i termini del colpo di coda dell’amministrazione Biden potrebbero essere rimessi in discussione dal nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.
È soprattutto al tycoon newyorkese che si rivolgono Virkkunen e Šefčovič: “Siamo ansiosi di impegnarci in modo costruttivo con la prossima amministrazione americana – si legge nella nota Ue -, e fiduciosi di poter trovare un modo per mantenere una catena di approvvigionamento transatlantica sicura per quanto riguarda la tecnologia IA e i super computer”.
Per garantire i rifornimenti di semiconduttori ai Paesi membri, Bruxelles ha varato nel settembre 2023 l’European Chips Act, che dovrebbe mobilitare 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, di cui 3,3 miliardi dal bilancio dell’Ue, entro il 2030. Con l’obiettivo raddoppiare la quota di mercato globale dell’Ue nel settore dei semiconduttori, dal 10 ad almeno il 20 per cento. Ma nella corsa ai chip, l’Ue non può permettersi di tagliare il cordone ombelicale con il mercato americano, a meno di non aumentare ulteriormente la pericolosa dipendenza dalla Cina. Su questo insiste Bruxelles con l’alleato transatlantico: “Riteniamo che sia anche nell’interesse economico e di sicurezza degli Stati Uniti che l’Ue acquisti chip avanzati di intelligenza artificiale dagli Stati Uniti senza limitazioni”, sottolineano dalla Commissione europea.