Bruxelles – La Commissione europea ha sbagliato. Il sito internet della Conferenza sul futuro dell’Europa (adesso archiviato), l’esperimento di democrazia partecipativa dell’Ue, ha violato le regole della stessa unione in materia di privacy. Nello specifico la possibilità di seguire i lavori connettendosi attraverso Facebook ha trasmesso in maniera automatica i dati personali a Meta, la società che controlla il social network, inviandoli negli Stati Uniti senza neppure chiedere il consenso.
A inchiodare l’esecutivo comunitario di fronte alle proprie responsabilità è il Tribunale dell’Ue, che certifica la violazione del regolamento del 2018 sul trattamento dei dati personali. I giudici di Lussemburgo non hanno dubbi: la Commissione europea “è incorsa in una violazione sufficientemente qualificata di una norma di diritto preordinata a conferire diritti ai singoli”. Con il trasferimento automatico negli Stati Uniti delle informazioni relative all’indirizzo IP del proprio terminale, il cittadino europeo, privato delle informative e della richieste di consenso, “ha subito un danno morale, poiché si è trovato in una situazione di incertezza riguardo al trattamento dei suoi dati personali”, in particolare del suo indirizzo IP.
Ora l’esecutivo comunitario è condannato al risarcimento del caso, sempre che non si avvalga del diritto riconosciuto di fare appello alla Corte entro due mesi dalla sentenza. Certo è che la Commissione e la sua presidente, Ursula von der Leyen, non fanno una bella figura.