Bruxelles – “Il futuro della Siria è pieno di promesse, ma anche pieno di rischi“. Il passaggio chiave dell’intervento della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in Parlamento europeo è qui, nella difficoltà di un cambiamento in atto di cui l’Ue deve sapere farsi carico. Perché, e lo ribadisce, “una transizione credibile e inclusiva è un interesse europeo fondamentale”. Bashar al-Assad non c’è più, ma la fuga del leader siriano non significa niente. “Mentre la vecchia Siria è andata, quella nuova non è ancora nata”, e la partita si gioca qui. L’Ue deve dimostrare di essere capace, non cedere all’entusiasmo e “seguire un approccio graduale“.
Ci si può fidare delle nuova classe dirigente siriana? Questo il quesito che assilla von der Leyen, che una risposta se l’è data: no. Non in questo momento, almeno. “Alcuni dei primi passi compiuti dalla nuova leadership sono incoraggianti”, ammette. Ma, aggiunge, “la nuova leadership a Damasco deve dimostrare che i fatti corrispondono alle parole“.
La nuova Siria è già un rompicapo. Ci sono troppe incognite, troppi interrogativi. Von der Leyen li condivide con l’Aula del Parlamento europeo. “Ci sarà una transizione politica che rispetti l’unità nazionale? Tutte le minoranze saranno al sicuro e protette?” E soprattutto, “la lotta contro Daesh continuerà?” Domanda non casuale quest’ultima, dato il rischio attentati che cresce e le preoccupazione europee al riguardo.