Roma – Il percorso che ha portato alla seconda commissione guidata da Ursula von der Leyen non è stato facile né immune da polemiche politiche “aspre”, ma al termine di quel percorso “mi sento di poter dire con orgoglio ‘missione compiuta’“. Alla vigilia del primo Consiglio europeo della nuova Commissione, il 19 e 20 dicembre, davanti al Parlamento italiano Giorgia Meloni rivendica un lavoro diplomatico del governo che è stato un successo per Roma: “Un italiano è stato nominato vice presidente esecutivo, un politico di valore stimato in Italia e in Europa”, scandisce, ricordando che a Raffaele Fitto è stato affidato un portafoglio “importante”, che vale complessivamente circa mille miliardi di euro, tra i fondi delle politiche di coesione del bilancio 2021-2027 (circa 400 milioni di euro), ai quali vanno sommati quelli della nuova programmazione che verrà definita dalla Commissione e le risorse del Next Generation EU (circa 600 milioni di euro), competenza che Fitto condividerà con il commissario Dombrovskis.
Durante le comunicazioni alla Camera, però, gli scranni della Lega di Matteo Salvini sono quasi del tutto vuoti. “Perché non c’è quasi nessuno? Perché non ce ne frega un c… Succede così quando c’è la sessione di bilancio. Ora arriveranno per il voto finale”, risponde a Repubblica uno dei cinque deputati del Carroccio presenti in Aula, Stefano Candiani, precisando che “alcuni sono in ritardo per i treni”. “La Lega voterà compatta e con convinzione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni”, si affretta a comunicare il Carroccio in una nota. Smorza i toni la premier in fase di replica: “Sono arrivata in ritardo anche io che vengo in macchina e il sindaco di Roma non è della Lega…“, dice.
Davanti a Montecitorio, la presidente del Consiglio ribadisce che la vicepresidenza esecutiva assegnata al commissario italiano non è solo un titolo onorifico, ma è uno “strumento concreto” per supervisionare e coordinare le politiche dell’Unione Europea in settori strategici come l’agricoltura, la pesca, i trasporti, il turismo, l’economia del mare, l’housing sociale, settori nei quali “una sensibilità italiana può certamente contribuire a riportare il dibattito su un approccio pragmatico superando quella deriva ideologica e dogmatica che Bruxelles ha mostrato in troppi ambiti negli ultimi anni”. E ricorda che a Fitto si deve il primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario internazionale del Pnrr. L’Italia, spiega, non è più isolata a livello internazionale, anzi: “E’ sempre più centrale in numerose dinamiche e protagonista nei nuovi formati di dialogo che nascono in Europa per cercare di affrontare in modo pragmatico e concreto i numerosi dossier strategici che stiamo discutendo“.
Meloni guarda alla futura amministrazione Trump, sottolineando che l’approccio dell’Europa deve essere “pragmatico”, ma anche “aperto”, per evitare scontri commerciali. E torna anche sull’accordo Ue-Mercosur siglato da Von der Leyen, mettendo in chiaro che il sostegno dell’Italia non ci sarà se non verranno date garanzie precise agli agricoltori. Sostegno all’Ucraina al centro, con l’impegno a continuare a fare la propria parte anche nel rafforzamento delle sanzioni alla Russia: dopo la recente adozione del quindicesimo pacchetto di sanzioni, è già in corso di elaborazione un sedicesimo pacchetto. L’esecutivo è al lavoro per la conferenza sulla ricostruzione che sarà ospitata in Italia il 10 e 11 luglio 2025, “importante evento sul quale il Governo conta sul sostegno di tutte le forze politiche”, afferma la presidente del Consiglio.
Anche sul Medioriente l’attenzione di Roma resta alta. L’Italia è, ricorda Meloni, “in prima linea nel sostegno alla popolazione civile palestinese“, con uno stanziamento di 70 milioni per la risposta alla crisi e con l’iniziativa Food for Gaza, per la quale sono partiti due voli umanitari per oltre 100 tonnellate di aiuti. Ma l’obiettivo non è solo l’assistenza immediata, assicura: “Il nostro obiettivo in prospettiva è di contribuire alla stabilizzazione e alla ricostruzione materiale e sociale della striscia e dobbiamo continuare a lavorare per la ripresa di un processo politico credibile, una pace giusta e sostenibile nella regione – è la posizione – potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati che garantisca tanto agli israeliani quanto ai palestinesi sicurezza e mutuo riconoscimento”.