Bruxelles – L’uomo al lavoro, la donna a casa. Il primo a portare i soldi a casa, la seconda la casa a tenerla pulita e in ordine, occupandosi dei figli. Benvenuti nell’Europa del XXI secolo, dove la concezione delle dinamiche uomo-donna proietta l’Ue in un momento storico che impone delle riflessioni. Eurobarometro si è cimentato nell’esercizio di tastare quali, quanti e dove sono i luoghi comuni e gli stereotipi, e la fotografia mostra un’Europa ancora ferma a concezioni difficile da superare. Innanzitutto, la presunta identità per cui ‘donna = stare in casa’.
Questa immagine emerge da almeno tre domande rivolte tra gennaio e febbraio 2024, con i risultati pubblicati oggi (17 dicembre). Una domanda chiede se, “nel complesso, gli uomini sono naturalmente meno competenti delle donne nelle faccende domestiche”? Una risposta che vede una maggioranza di ‘sì’ in 12 Paesi membri su 27, con l’italia terza in questa speciale classifica (53 per cento) che implicitamente invita a lasciare che siano le donne ad occuparsi delle quattro mura.
Ancora, per quanto riguarda il lavoro, si chiede: “Nel complesso, la vita famigliare ne risente quando la madre ha un lavoro a tempo pieno?”. La maggioranza degli europei (51 per cento) non ha dubbi: sì. Di più: in 17 Stati membri su 27 a vederla così è la maggioranza assoluta dei rispondenti, a cui si aggiunge un Lussemburgo spaccato (49 per cento ‘sì’, 49 per cento ‘no’). Anche in questo caso l’Italia registra un apprezzamento per una vita lavorativa limitata per le donne.
La terza domanda, la più diretta, è quella che permette di capire che aria tira nell’Ue di oggi. “Il ruolo più importante per una donna è prendersi cura della casa e della famiglia?” Qui risponde ‘sì’ il 38 per cento dei rispondenti. Non c’è dunque una maggioranza, ma a ben vedere a dire ‘no’ è solo il 50 per cento degli intervistati. Ci sono 11 Paesi con una chiara visione di donna come relegata all’economia domestica.
In ogni caso emerge una cultura molto condivisa nell’Europa orientale su ruoli, compiti e di conseguenza posto nella società. Sono soprattutto i Paesi dell’Europa orientale (Bulgaria, Romania, Polonia, Ungheria, Slovacchia) a volere la donna a casa, possibilmente senza un lavoro.
Insomma, all’interno dell’Ue non c’è solo un problema reale, concreto, di pari opportunità e di eguaglianza uomo-donna, un problema strutturale e di lunga data. Nell’Ue c’è un problema che è soprattutto culturale, di concezione, che inevitabilmente frena ambizioni e sforzi.
“Il sondaggio di oggi mostra quanta strada abbiamo fatto e quanta strada dobbiamo ancora percorrere“, commenta Hadja Lahbib, commissaria per l’Uguaglianza, consapevole della necessità di andare avanti. “Mi impegno a intensificare questo lavoro durante il mio mandato”, la promessa della belga. “Gli stereotipi di genere riguardano tutti noi, ma è ingiusto che questi pregiudizi continuino a influenzare la vita professionale e personale dei nostri concittadini“.