Bruxelles – A due anni dalla proposta della Commissione europea, i Paesi membri chiudono la partita sul regolamento Ue sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi. I nuovi obiettivi vincolanti di riutilizzo, le restrizioni sugli imballaggi in plastica monouso, il divieto di utilizzo di Pfas: le norme per provare a ridurre i 186 chili di rifiuti di imballaggio pro capite generati in Ue saranno ora pubblicate nella Gazzetta ufficiale e applicate dopo 18 mesi.
Tra i 27, solo Malta e Austria si sono astenute oggi (16 dicembre) all’adozione del regolamento. Raggiunta quindi la maggioranza qualificata necessaria per assicurare la legge che sostituirà la direttiva esistente alla luce degli obiettivi di neutralità climatica indicati dal Green Deal. Da quando la Commissione ha messo sul tavolo la proposta, nel novembre 2022, sono passati più di due anni: in mezzo, una battaglia serrata tra i colegislatori, con il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue che hanno trovato un accordo sul testo solamente dopo due cicli di negoziati, il 4 marzo 2024. L’Eurocamera ha dato la sua benedizione al testo finale lo scorso 24 aprile.
Quello sugli imballaggi è stato uno degli atti legislativi europei più sensibili per il governo e per diversi gruppi d’interesse italiani, con una forte pressione delle delegazioni italiane sia all’Eurocamera che al Consiglio per ridiscutere in particolare gli obiettivi di riciclo e riuso. Alla fine, nel regolamento è stata introdotta la facoltà per gli Stati membri di concedere deroghe agli operatori dei settori coinvolti se i singoli materiali di imballaggio abbiano superato di almeno il 5 per cento gli obiettivi di riciclo definiti da Bruxelles.
Non solo: l’Italia ha ottenuto l’esclusione dagli obblighi di riuso del take away, del cartone, di bevande come latte e altre altamente deperibili, vini e altre bevande alcoliche, oltre ad una deroga orizzontale per i materiali di imballaggio. A patto ancora che ci siano alti tassi di riciclo. Concessioni che hanno convinto Roma a dire sì all’adozione del regolamento, nonostante le restrizioni sugli imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura preconfezionata di peso inferiore a 1,5 chili, particolarmente invise all’Italia.
A partire dal 2030, saranno vietati diversi tipi di imballaggi di plastica monouso, tra cui gli imballaggi per frutta e verdura fresche non trasformate, per i cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti e per le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero). Il divieto si applicherà anche ai piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero al di sotto dei 15 micron.
Per evitare effetti nocivi sulla salute, il testo vieta l’utilizzo dei cosiddetti “inquinanti eterni”, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con prodotti alimentari.
In generale, le nuove norme introducono obiettivi di riduzione degli imballaggi del 5 per cento entro il 2030, del 10 per cento entro il 2035 e del 15 per cento entro il 2040. Entro quelle date, gli imballaggi dovranno inoltre contenere una percentuale minima di contenuto riciclato (fino al 65 per cento per le bottiglie di plastica monouso entro il 2040). Mentre i requisiti di etichettatura, marcatura e informazione – ad esempio sulla composizione del materiale o sul contenuto riciclato – puntano a facilitare la selezione e le scelte dei consumatori.