Bruxelles – La Francia ha finalmente un nuovo primo ministro. Dopo una settimana abbondante di trattative frenetiche con le forze parlamentari (e dopo aver ripetutamente sforato le scadenze da lui stesso fissate per la decisione finale), il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha nominato l’alleato liberale François Bayrou per succedere alla guida dell’esecutivo transalpino a Michel Barnier, sfiduciato dall’Assemblée nationale lo scorso 4 dicembre in un voto storico.
Lo scarno comunicato pubblicato sul sito dell’Eliseo nel primissimo pomeriggio di oggi (13 dicembre) mette così fine alle speculazioni, durate giorni, su chi avrebbe sostituito l’ex negoziatore Ue per la Brexit al timone di palazzo Matignon, sede dell’esecutivo a Parigi. In tarda mattinata, alcune indiscrezioni giornalistiche avevano riferito che Macron sarebbe stato più propenso ad affidare la guida del governo al proprio compagno di partito Roland Lescure, ma sarebbe tornato sui suoi passi dopo la minaccia di Bayrou di ritirare il supporto del proprio gruppo parlamentare. Il faccia a faccia di stamattina tra i due, terminato con l’affidamento dell’incarico a Bayrou, è durato quasi due ore.
Chi è Bayrou
Il 73enne è fondatore e leader del partito liberale Mouvement démocrate (MoDem), i cui 36 deputati fanno parte della coalizione centista Ensemble pour la République, che in Aula detiene complessivamente 166 seggi sui 575 totali. In politica dagli anni Ottanta, Bayrou ha ricoperto diversi ruoli pubblici: parlamentare nazionale tra il 1986 e il 2012, eurodeputato dal 1999 al 2002 e ministro (prima tra il 1993 e il 1997 e da ultimo, per un solo mese, nel 2017 come guardasigilli nel governo di Édouard Philippe, il primo dell’era macronista), nonché tre volte candidato alle presidenziali (nel 2002, 2007 e 2012). Dal 2014 è sindaco di Pau, una città dei Pirenei atlantici nella regione della Nuova Aquitania.
È considerato uno degli alleati più stretti di Macron almeno dal 2017, quando ha sostenuto la candidatura di quest’ultimo all’Eliseo, anche se i due non si sono sempre trovati d’accordo su tutto. Nel giugno 2022, ad esempio, Bayrou aveva preso le distanze dalla proposta del capo dello Stato di inserire la libertà di accedere all’aborto in Costituzione, mentre a inizio 2023 aveva suggerito di introdurre una clausola di revisione nella contestatissima riforma delle pensioni voluta da Macron. Lo scorso giugno, il nuovo premier ha descritto come “coraggiosa” la decisione di dissolvere il Parlamento per convocare elezioni anticipate.
Cosa accade ora
Bayrou dovrà ora formare la sua squadra di ministri, che stando ai media francesi dovrebbe essere piuttosto ridotta. Il compito più importante del nuovo esecutivo sarà quello di presentare al legislativo bicamerale il progetto di bilancio per il 2025, che in realtà è già stato elaborato dal governo uscente e non dovrebbe prevedere grosse modifiche rispetto agli stanziamenti già previsti per l’anno corrente. L’Assemblea dovrebbe esaminare la finanziaria il prossimo 16 dicembre, mentre il Senato dovrebbe esprimersi sul testo due giorni dopo.
Il passaggio più delicato sarà verosimilmente, ancora una volta, quello relativo all’indicizzazione delle pensioni e delle imposte sul reddito all’inflazione, chiesto da più forze parlamentari: uno schema che però i macronisti rigettano e che lo stesso Consiglio di Stato avrebbe bocciato sanzionando l’impossibilità di includerlo nel bilancio. La sinistra radicale de La France insoumise (Lfi), guidata da Jean-Luc Mélenchon, ha già annunciato che si opporrà al nuovo governo, minacciando di presentare quanto prima una mozione di censura come quella che ha fatto cadere Barnier la settimana scorsa.
Après 8 jours de vaudeville, Bayrou est nommé Premier ministre.
C’est un nouveau bras d’honneur à la démocratie. Après avoir perdu toutes les dernières élections, Macron installe son premier et dernier soutien à Matignon.
Faire tomber Bayrou, ce sera donc faire tomber Macron.…
— Manuel Bompard (@mbompard) December 13, 2024
Ma dall’altro estremo dell’arco politico, il Rassemblement national (Rn) resta alla finestra e sembra disponibile, almeno per il momento, ad aprire un credito nei confronti di Bayrou: “Gli daremo una possibilità, come abbiamo fatto con Michel Barnier”, ha dichiarato il deputato dell’estrema destra Philippe Ballard, mentre Marine Le Pen ha annunciato di aspettarsi che “il nuovo primo ministro ascolti le richieste dei nostri 11 milioni di elettori”.
In base alle dichiarazioni delle ultime ore, i socialisti (Ps-Pl) dovrebbero sostenere il governo di Bayrou, così come dovrebbero fare, oltre ai deputati di Ensemble, anche i Républicains (Lr), cioè i conservatori neogollisti da cui proviene Barnier. Se pure ecologisti e comunisti – le altre componenti del Nouveau front populaire (Nfp), l’alleanza delle sinistre che costituisce il più nutrito dei tre blocchi principali in cui è spaccato l’emiciclo transalpino – non si esprimeranno a favore della censura, l’esecutivo Bayrou dovrebbe riuscire a ottenere l’investitura dell’Aula.
Bruxelles saluta la nomina
La nomina di un primo ministro da parte dell’inquilino dell’Eliseo sembrerebbe aver messo temporaneamente fine ad una delle più profonde crisi politiche della Cinquième République, di fatto iniziata con la débâcle della coalizione liberale alle europee dello scorso giugno. Sia i partner europei sia i mercati internazionali sono irrequieti per l’inedita instabilità della politica francese e hanno tirato un sospiro di sollievo dopo l’annuncio odierno. La presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen si è congratulata con Bayrou ricordando che ha “sempre avuto a cuore l’Europa” e dichiarandosi pronta a “lavorare insieme per un’Europa più forte e competitiva che abbia i mezzi per difendersi”.
Per l’eurodeputato italiano Sandro Gozi – eletto in Francia all’Eurocamera nelle liste del Partito democratico europeo (Pde), fondato e presieduto dallo stesso Bayrou e membro del gruppo liberale Renew – quella compiuta da Macron è “una scelta saggia e lungimirante” poiché il nuovo premier ministre “ha dimostrato di essere un uomo del dialogo, dell’equilibrio e della visione, qualità oggi più che mai indispensabili per affrontare le sfide complesse che attendono la Francia”. Secondo Gozi, Bayrou “saprà favorire la collaborazione tra schieramenti differenti, promuovendo coesione e unità” in un’Assemblea mai così frammentata.