Bruxelles – I Ventisette fanno un passo in più verso l’armonizzazione delle normative nazionali in materia di contrasto al traffico di esseri umani. Nella mattinata di oggi (13 dicembre) è arrivato il disco verde da parte del Consiglio Ue, riunito nella formazione Affari interni e giustizia.
I ministri degli Stati membri hanno così adottato la loro posizione negoziale sulla proposta di legge, avanzata nel novembre 2023 dalla Commissione, che mira ad avvicinare le disposizioni dei codici penali nazionali soprattutto per quanto riguarda la definizione del reato di traffico di migranti e il relativo impianto sanzionatorio. Da qui i governi cercheranno nei prossimi mesi l’accordo finale con gli eurodeputati per approvare definitivamente la direttiva.
Il commento del ministro ungherese della Giustizia, Bence Tuzson, che ha diretto la sessione in quanto Budapest detiene fino a fine anno la presidenza di turno dell’Unione, è indicativo della priorità che il tema ha assunto per le cancellerie europee, che in questa fase storica sono in maggioranza occupate da forze politiche di centro-destra e destra radicale. “Se vogliamo proteggere seriamente le nostre frontiere, dobbiamo intensificare la lotta contro il traffico di migranti”, ha dichiarato, ponendo l’accento sulla dimensione securitaria – più che umanitaria – del provvedimento.
Fonti diplomatiche hanno fatto sapere che anche secondo il suo omologo italiano, Carlo Nordio, il testo proposto dalla presidenza ungherese tiene conto degli interessi dei Paesi in prima linea, come il nostro, lasciando ampia flessibilità per affrontare la questione dell’assistenza umanitaria.
L’Europol stima che oltre il 90 per cento dei migranti irregolari che entra in Ue si avvalga dei servizi dei cosiddetti passatori (gli ingressi illegali sono stati circa 380mila nel 2023), che fruttano alle organizzazioni criminali profitti annui compresi tra i 4 e i 6 miliardi di euro.
Nel testo concordato al Consiglio si specifica che i governi devono garantire che nelle rispettive legislazioni nazionali “l’assistenza intenzionale a un cittadino di un Paese terzo affinché entri, transiti o soggiorni nel territorio di uno degli Stati membri dell’Unione europea in cambio di un vantaggio finanziario o materiale costituisca un reato”.
A livello sanzionatorio, viene richiesto l’intervento normativo degli Stati membri affinché “il reato di traffico di migranti comporti una pena detentiva massima di almeno tre anni”, che aumentano ad otto se i trafficanti fanno parte di reti criminali o se si rendono responsabili di “gravi violenze” ai danni dei migranti. Nel caso in cui venga provocata la morte di una persona migrante, la pena massima dovrebbe alzarsi ancora ed arrivare ad un minimo di 10 anni. Rimarrebbe poi ai singoli governi la scelta se imporre pene massime superiori.
Quanto alle ammende pecuniarie, le persone giuridiche trovate colpevoli potrebbero vedersi inflitte delle multe comminate in percentuale sul loro fatturato globale totale oppure tramite un importo fisso, fino ad un massimo di 40 milioni di euro.
Nella versione che porteranno ai negoziati con l’Eurocamera, i Ventisette hanno poi mantenuto la cosiddetta “clausola umanitaria” presente nella proposta originale dell’esecutivo comunitario. Questa norma serve a precisare che alcune specifiche forme di assistenza ai migranti irregolari, ad esempio l’assistenza ai familiari stretti o il sostegno per soddisfare le esigenze umane di base, non possono ricadere all’interno della fattispecie che delinea il reato di traffico di migranti.
Ma ogni Stato avrà sostanziale autonomia nel decidere come tradurre questo principio nella propria legislazione. L’accordo odierno fissa un minimo comune denominatore normativo sulla questione, ma permette alle cancellerie di introdurre (o mantenere, laddove esistessero già) norme più severe.