Bruxelles – Donne e parità di genere, in Italia c’è ancora tanto da fare. Qualche passo avanti è stato fatto, ma poco, a rilento, e il Paese continua a non essere a misura di ‘lei’. L’indice di uguaglianza di genere pubblicato dall’istituto europeo per la parità non lascia spazi ai dubbi: l’Italia è lontana dall’essere un Paese modello. La scala di misurazione della lotta al divario uomo-donna viene misurato con un punteggio da 0 a 100. Per l’Italia il dato è fermo a 69,2, sotto la media Ue di 71, ponendo il Paese al 14esimo posto su 27 per livello di parità.
Pesa la scarsa partecipazione delle donne nella politica. Nonostante una donna alla testa del governo, Giorgia Meloni, “la percentuale di donne tra i ministri senior e junior è leggermente diminuita dal 31 per cento nel 2023 al 30 per cento nel 2024″, rileva il rapporto. A livello più generale, continua il capitolo relativo all’Italia del documento, nel 2024 le donne detengono il 34 per cento dei seggi parlamentari (+1 punti percentuale rispetto al 2023, e “rimangano sotto-rappresentate a livello regionale (24 per cento).
C’è poi una questione che rasenta la discriminazione nel mercato del lavoro. “Le donne continuano ad essere le meno propense a essere impiegate a tempo pieno“, si contesta all’Italia. Vuol dire che il contratto ‘buono’ è appannaggio degli uomini. Nel 2022 il tasso di occupazione equivalente a tempo pieno per le donne era solo del 32 per cento rispetto al 52 per cento degli uomini. “Questa rimane la percentuale più bassa di donne impiegate a tempo pieno nell’Ue”, con l‘Italia che “non ha mostrato progressi significativi in questo settore”.
Inoltre “le donne italiane continuano a vivere la vita lavorativa prevista più breve nell’Ue”, con 25 anni di servizio, sia esso pubblico o privato, attestandosi a nove anni al di sotto della media Ue (34 anni). Un dato che conferma una volta di più il ‘gender gap’ tutto tricolore quando si parla di parità di genere e occupazione, nello Stivale solo presunta e tutta da costruire.
Per l’Italia tutto questo si traduce nell’esigenza di riforme e politiche serie di piena parità. “Non dobbiamo lasciare che i divari di genere persistano“, sottolinea la commissaria per l’Uguaglianza e la gestione delle crisi, Hadja Lahbib. L’Italia e quanti hanno indici anche peggiori sono avvertiti: “I dati dell’Indice dell’uguaglianza di genere contribuiranno al mio lavoro per preparare la nostra Roadmap per i diritti delle donne e la strategia per l’uguaglianza di genere post-2025”.