Bruxelles – Complice il costo dei generi alimentari che rimane elevato e un ribasso dell’energia minore del previsto l’inflazione attesa a novembre per l’eurozona è al 2,3 per cento, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a ottobre e oltre l’obiettivo di riferimento della Banca centrale europea, chiamata a decidere se ridurre oppure no i tassi di interesse. I dati preliminari diffusi da Eurostat non potranno non essere considerati dal consiglio direttivo, con le incognite del caso. Perché i dati consolidati l’istituto di statistica europeo li fornirà solo il 18 dicembre, mentre il board della Bce si riunirà a Francoforte una settimana prima, il 12 dicembre.
A prescindere da quello che potrà decidere la Bce, le informazioni a disposizione è che a novembre i servizi registreranno il tasso annuo più elevato (3,9 per cento, rispetto al 4 per cento di ottobre), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (2,8 per cento, rispetto al 2,9 per cento di ottobre), beni industriali non energetici (0,7 per cento, rispetto allo 0,5 per cento di ottobre) ed energia (-1,9 per cento, rispetto al -4,6 per cento di ottobre).
A livello Paese, se l’inflazione è prevista stabile in Germania (2,4 per cento) e pressoché stabile in Francia (1,7 per cento, +0,1 percento), quasi esplode in Italia (da 1 per cento a 1,6 per cento tra ottobre e novembre). e in Spagna (stesso aumento dell’Italia di 0,6 punti percentuali, ma inflazione al 2,4 per cento). Una situazione di peggiormanto generale, soprattutto tra le principali economie dell’eurozona che potrebbe non giovare alle non semplici decisioni in materia di tassi di interesse ed eventuali tagli. La Bce non si sbilanciava quando le cose apparivano più rosee, ancora meno tenderà a farlo. Resta fermo il principio di decisioni dipendenti dai dati, e i dati per l’eurozona adesso aiutano meno.