Bruxelles – Sul territorio tedesco arrivano illegalmente, dopo avere attraversato diversi Stati europei. Berlino potrebbe liberarsene facilmente, rispedendoli nel primo Paese di arrivo che, così come previsto dal regolamento di Dublino, è quello preposto a trattare la loro domanda di asilo. La Germania, invece, ha deciso di fare tutto il contrario: poco importa da dove arrivino, il Paese si farà carico dei rifugiati siriani. In tema di immigrazione, Berlino continua a mostrare una disponibilità all’accoglienza estranea alla maggior parte degli Stati europei e in un periodo in cui la tentazione è quella di sospendere Dublino per evitare i rientri (ci aveva pensato ad esempio l’Ungheria), fa la mossa esattamente opposta: sospende l’applicazione delle regole europee per non essere costretta a rimandare indietro i profughi giunti nel Paese.
L’ufficio federale per l’immigrazione e i rifugiati lo ha comunicato con un documento interno datato 21 agosto: per i cittadini siriani le procedure di Dublino già avviate devono essere annullate, in modo che la Germania diventi lo Stato responsabile del trattamento delle loro richieste. Annullati anche gli ordini esecutivi di ritorno verso altri Paesi europei. Le richieste di asilo dei profughi siriani seguiranno immediatamente la procedura ordinaria, senza ulteriori indagini su come i migranti siano giunti su suolo tedesco.
Una disponibilità che non è affatto dovuta ad una scarsa pressione migratoria subita fino ad ora da Berlino. Da anni la Germania è il Paese europeo che registra il maggior numero di richieste di asilo e per il 2015 la situazione è ancora più pesante: secondo le stime del governo, entro fine anno, il Paese riceverà 800 mila domande, un numero esorbitante, più del doppio di quanto atteso. E anche la popolazione comincia a farsi sentire, come dimostrato dai duri scontri andati in scena in questi giorni nella città di Heidenau durante le proteste per l’arrivo dei migranti. Ma il governo tedesco non si fa fermare e, dopo avere invocato insieme al presidente francese Hollande, una risposta europea più efficace, comincia facendo la sua parte.
Bruxelles fa sapere di essere stata informata e prende atto di buon grado della decisione di Berlino: “Accogliamo con favore questo atto di solidarietà europea”, commenta la portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud. “Il regolamento di Dublino – spiega – consente che uno Stato membro che non è il primo punto di accesso esamini comunque la domanda di asilo. Si tratta di attivare la ‘clausola di sovranità’, la Germania l’ha già usata in più di 2 mila casi quest’anno”. Un modo per “non lasciare gli Stati membri di frontiera” che all’esecutivo comunitario, tanto che l’intenzione, sottolinea la portavoce, è quello di “proporre un’eccezione strutturale a Dublino nella forma di un meccanismo di ricollocamento permanente che può essere attivato in qualsiasi momento”. Ma a sostenerlo, Germania a parte, si rischia che siano davvero in pochi.