Bruxelles – Con la nuova Commissione europea pronta ad insediarsi si può già ragionare al nuovo corso politico comunitario, e la presidente Ursula von der Leyen è già proiettata ai prossimi cinque anni di lavoro. Le priorità nella sua agenda personale, dall’1 dicembre collegiale, ci sono e una di queste riguarda l’industria della difesa. Nel chiedere la fiducia per la sua squadra la tedesca promette “entro i primi 100 giorni” un libro bianco sulla difesa, per rilanciare settore e imprese, e dare una nuova impronta alle aspirazioni europee.
“Rafforzare la base industriale della difesa”, “progetti europei comuni sulla difesa”, e ancora “migliorare la nostra mobilità militare”. Tutte necessità che per von der Leyen diventano impegni, anche alla luce di una guerra russo-ucraina che prosegue sulla scia di politiche di aggressione alimentate da scelte chiare, di fronte alle quali l’Ue è in difficoltà. “La Russia sta spendendo fino al 9 per cento del suo Prodotto interno lordo per la difesa, l’Europa sta spendendo in media l’1,9 per cento“, sottolinea una preoccupata presidente della Commissione Ue.
Il rilancio dell’industria della difesa si rende non più rinviabile e si riduce a un unico grande sforzo collettivo. “La nostra spesa per la difesa deve aumentare“. E’ su questo programma che la nuova Commissione lavorerà. Con un commissario responsabile, Andrius Kubilius, e con un’intera squadra chiamata a uno sforzo tutto nuovo. L’industria del settore accoglie annunci e intenzioni della presidente dell’esecutivo comunitario in modo positivo, e già offre disponibilità e contributo al ragionamento avviato.
“Questa iniziativa giunge in un momento critico, in tempo per informare i prossimi negoziati sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell’UE e per sancire l’importanza della difesa europea”, commenta Asd- AeroSpace and Defence Industries Association of Europe, l’associazione delle industrie europee della difesa. Dal mondo delle imprese di settore arriva innanzitutto un suggerimento: superamento delle divisioni nazionali. Perché, si sottolinea, “l’industria della difesa serve prima di tutto alle esigenze delle forze armate“, e per questa ragione la politica industriale della difesa dell’Ue “deve in ultima analisi essere guidata dalla pianificazione della difesa degli Stati membri, in cui vengono definiti gli obiettivi di capacità e i requisiti operativi”.
Quindi il consiglio squisitamente finanziario. “Il bilancio dell’Ue per gli investimenti nella difesa dovrebbe essere di almeno 100 miliardi di euro nel prossimo bilancio pluriennale (Mff 2028-2034)”. E siccome il prossimo budget comunitario non sarà in vigore prima del 2028 mentre occorre iniziare a premere sull’acceleratore da subito, andrebbe aumento lo sforzo di spesa immediatamente. Perché, riconosce Asd, “ci sono poche speranze che il contesto di sicurezza dell’Europa migliori nei prossimi tre anni“.
Per stimolare la produzione servono commesse, che sono i governi nazionali a dover far partire. Servono ordini, visto che l’industria della difesa vende non ai privati bensì ai Paesi. Con la Russia che continua la sua guerra in Ucraina, la Cina che mostra i muscoli su Taiwan, le tensioni in Medio Oriente, bisogna cambiare modo di pensare le cose. “Durante la Guerra Fredda, gli europei spendevano regolarmente oltre il 3 per cento del loro Prodotto interno lordo per la difesa“, viene ricordato da Asd. “Considerato l’attuale contesto di sicurezza, uno sforzo simile sarebbe probabilmente necessario nel prossimo futuro per garantire un grado minimo di prontezza alla difesa e capacità di deterrenza”.