Bruxelles – Fare di più e fare meglio, con una visione degna di questo nome, che rafforzi partenariati in modo strutturale e strategici. L’Ue in Africa deve esserci di più e meglio, per ragioni di interesse economico, geo-politico e di prospettiva, e in questo le regioni possono e devono giocare un ruolo. Un’agenda politica sostenuta con forza dal Comitato europeo delle regioni (Cor), che all’unanimità approva la relazione sul ruolo delle Regioni e dei comuni per l’attuazione della strategia per l’Africa.
Il senso politico del testo lo riassume Guido Milana (Azione/Re), membro del consiglio comunale di Olevano romano e relatore del provvedimento. “Dobbiamo distinguere tra aiuti e investimenti“, sottolinea. L’Ue fin qui ha insistito sui primi, per una scelta che non paga e ancor meno lo farà in futuro. “Non si può assistere passivamente al lavoro di Cina e Russia”, che nel continente giocano le loro rispettive partite.
La presenza di Pechino e Mosca in Africa è forte e già rappresenta una rompicapo per l’Europa. Non ci sono solo relazioni commerciali e partenariati economici, ci sono anche alleanze militari tra alcuni attori africani, la Federazione russa e la Repubblica popolare. L’attuale presidente cinese, Xi Jinping, non ha fatto mistero di voler accrescere la presenza del suo Paese nel continente, anche dal punto di vista militare. “C’è una questione geopolitica” che si pone, insiste Milana, e l’Unione europea appare indietro.
La risoluzione licenziata dal Comitato europeo delle regioni esorta a lavorare per recuperare il tempo e il terreno perduto mettendo al centro gli enti locali. Città e regioni d’Europa “dovrebbero avere un ruolo più importante nel definire le priorità del partenariato Africa-Ue in aree in cui regioni e città hanno generalmente responsabilità significative”, continua l’esponente del liberali europei. Gemellaggi, ma non solo. Le città africane stanno conoscendo un processo di urbanizzazione senza precedenti. “Crescono di 100mila abitanti l’anno, con tutto quello che ciò vuol dire: necessità di servizi, scuole, case”. Una sottolineatura non casuale, quella di Milana, preoccupato per l’immediato futuro.
Sullo sfondo di manovre politiche di potenze straniere e cambiamenti sociali africani resta la questione demografica. “Da qui al 2050 l’Ue perderà 50 milioni di persone, passando da 450 milioni a 400 milioni di persone. In Africa si passerà invece da 1,3 miliardi a due miliardi di persone” nello stesso periodo. Persone che, se non messe nella condizioni di fermarsi, “si metteranno in marcia verso l’Europa”. E, avverta ancora Milana, tutto questo rischia di essere “accelerato dal cambiamento climatico” e la creazione di quei rifugiati climatici che l’Ue non riesce a gestire e che potranno essere più della metà delle popolazione Ue attesa per la metà del secolo.
Non a caso il parere di cui Milana è relatore incoraggia la cooperazione alla pari tra le amministrazioni municipali e regionali dell’Ue e dell’Africa in settori quali i servizi comunali, le infrastrutture, lo sviluppo economico territoriale, la governance locale e la formazione professionale. L’auspicio del Comitato delle regioni e di Milana è che la prossima Commissione europea sappia fare tesoro del testo approvato, prendere davvero in mano l’agenda per l’Africa, e giocare la delicata partita geopolitica aiutando gli enti locali a fare la propria parte.
La Commissione uscente sembra aver capito portata di relazione e tema. “Laddove la cooperazione dell’Ue con le autorità centrali è limitata, le autorità locali e regionali sono gli unici interlocutori, insieme alle organizzazioni della società civile”, sottolinea la responsabile i partenariati internazionali, Jutta Urpilainen.