Bruxelles – Dopo quasi due anni i soccorritori ancora piangono a raccontare Cutro. Durante l’incontro “Salvatori e salvati. Per non dimenticare Cutro“, organizzato ieri (20 novembre) al Parlamento europeo di Bruxelles dall’europarlamentare Lucia Annunziata, arriva forte e chiaro il dolore di chi ha vissuto direttamente questa tragedia.
Parlare di tragedia è riduttivo quando si è davanti all’ennesimo impasse del sistema di soccorso delle persone migranti. Il problema di fondo è che le attività di ricerca e salvataggio in mare sono di competenza esclusiva degli Stati membri. E quindi, al di là degli innumerevoli richiami all’obbligo legale di soccorrere vite in mare, lo spazio di manovra dell’Ue rimane fortemente limitato.
Nel caso di Cutro parliamo di un disastro che, come ricorda uno dei soccorritori, “si poteva evitare“. 94 morti a causa del mancato soccorso ad un’imbarcazione che ha attraversato il Mediterraneo partendo dalla Turchia, con circa 180 persone provenienti da Paesi come Afghanistan, Siria, Iran, Pakistan e Iraq. Un velivolo Frontex in attività di pattugliamento aveva avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi.
Con un dibattito europeo che fa discutere, in cui si ricerca spasmodicamente una “terza via” per poter gestire la migrazione, strizzando l’occhio alle politiche di Meloni e del suo governo, l’evento in memoria di Cutro porta una riflessione sull’assenza di politiche europee consistenti.
“Il seguito di quella storia è che quasi tutti i sopravvissuti sono andati a vivere in Europa e vivono in Europa”, ricorda Annunziata, “spero che questo tipo di proiezione dall’Europa centrale, dal Parlamento europeo, possa toccare le sensibilità di altre nazioni europee che hanno accettato i profughi“.
“Siamo alla vigilia di un quinquennio in cui, purtroppo, l’Europa più che passi in avanti rischia di fare dei passi indietro”, commenta Nicola Zingaretti, capodelegazione Pd al Parlamento europeo, presente all’evento.
L’eurodeputato riflette sulle cause del naufragio di Cutro: “figlio di non scelte della politica e della negazione della necessità stessa di governare eminenti flussi migratori“.
Le memorie più toccanti arrivano da Steccato di Cutro, da chi quella tragedia non l’ha vissuta solo tramite le testimonianze ma in prima persona. Non riescono a trattenere il pianto Gaetano Rossi, uno dei volontari della Protezione civile presenti la mattina successiva al naufragio e gli altri soccorritori presenti in aula.
“Avevi addosso solo rabbia e dolore, perché questa tragedia si poteva evitare”, dice Rossi, parlando delle mancata cooperazione che avrebbe permesso, dopo la prima segnalazione di Frontex, di aiutare quelle persone. Dolore quello che fa dire “non siamo riusciti a salvare nessuno” e rabbia quella che chiede all’Europa di fare qualcosa “per bloccare queste morti in mare”.
Altra rabbia arriva dalle parole di Alidad Shiri, che ha perso suo cugino a causa del naufragio. Shiri è afghano e come gli altri familiari chiede “giustizia e verità”. Dal governo Meloni, dopo il naufragio, erano arrivate varie promesse, come l’impegno diplomatico italiano in sede Ue per dare seguito alle richieste di accoglienza e di ricongiungimento in altri Paesi europei, in particolare in Germania, per un Afghanistan libero e rispettoso dei diritti umani, in particolare di quelli delle donne e per il superamento delle crisi che causano la fuga delle persone migranti.
Non sembra molte delle promesse siano state rispettate e, come ricorda Shiri,”manca ancora una legge per i ricongiungimenti familiari“. La giustizia europea ha fatto dei passi avanti, stabilendo che le donne afghane potranno ricevere protezione internazionale proprio essendo provenienti da un paese in cui i diritti delle donne sono un’utopia dimenticata e bistrattata. Non basta però una sentenza della Corte di giustizia a risolvere una situazione in cui l’Ue arranca da anni.
Manca la volontà politica per fare fronte adeguatamente a flussi migratori, con un approccio integrato e coordinazione e, ora che la politica europea è sbilanciata pericolosamente a destra, la gestione delle migrazioni si prospetta più difficile. Quello che Cutro ricorda e deve ricordare, come ha anche ribadito Zingaretti, è che “dietro al numero (dei migranti, n.d.r.) c’è una persona”. E non si può pensare di accettare che queste tragedie accadano sulla pelle di queste persone, qualunque sia la loro provenienza.