Roma – Con 145 voti favorevoli e 97 contrari (nessun astenuto), la riforma della Pubblica amministrazione diventa legge. Il testo licenziato dal Senato assegna 15 deleghe all’esecutivo per dare corpo al riordino che, secondo le stime presentate alla Commissione europea nel Documento di economia e finanza (Def), varrà uno 0,4% del Pil nei prossimi 5 anni, con un effetto che dovrebbe ridurre tanto il debito pubblico che l’indebitamento netto.
A votare contro il provvedimento sono state tutte le opposizioni, da Forza Italia a Sel passando per il Movimento 5 stelle, ma la maggioranza ha retto e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, di rientro dalla visita in Giappone che si è chiusa oggi, ha salutato il risultato con un sarcastico tweet in cui manda “un abbraccio agli amici gufi”
Un altro tassello: approvata la riforma PA #lavoltabuona un abbraccio agli amici gufi
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 4, 2015
Tra le misure, è prevista l’adozione di un nuovo Testo unico sul pubblico impiego, con l’inserimento di norme sulla responsabilità dei dipendenti pubblici e sui termini dell’azione disciplinare nei loro confronti. Sono diversi i provvedimenti intesi ad accelerare le pratiche burocratiche: possibilità di pagare attraverso sms multe e sanzioni fino ai 50 euro; tempi tassativi di 90 giorni, oltre i quali scatterà il silenzio assenso, per rilasciare autorizzazioni da parte di enti che si occupano di tutela ambientale e della salute; sarà il premier, dopo aver valutato con il Consiglio dei ministri, a decidere sulle dispute tra enti pubblici riguardanti il rilascio di nulla osta; i tempi per la chiusura di procedure su opere di interesse generale o sull’insediamento di impianti produttivi saranno dimezzati; sarà introdotta la Carta di cittadinanza digitale e verranno definiti livelli minimi per la qualità dei servizi online della Pubblica amministrazione.
Altro versante su cui la riforma mette mano in maniera pesante riguarda le razionalizzazioni di enti e società partecipate. La filosofia, più volte espressa dal premier, prevede un taglio drastico del numero di aziende pubbliche o a partecipazione pubblica. Verrà abolito il Corpo forestale dello Stato, che dovrà essere assorbito da un’altra forza – le indicazioni attuali fanno pensare all’Arma dei carabinieri – e le Camere di commercio passeranno dalle attuali 105 a 60. Subiranno tagli anche le Prefetture, che non saranno più una per provincia, e verranno affiancate dall’Ufficio territoriale unico dello Stato. Anche i ministeri dovranno avviare una riorganizzazione delle loro strutture interne, mentre si rafforzano i poteri di controllo della presidenza del Consiglio.
Per la piena attuazione della riforma sarà necessario attendere i decreti delegati. Su questo versante, analogamente a quanto accaduto per il Jobs act, il governo intende procedere in maniera spedita, tanto che l’intenzione manifestata è di presentare una serie di provvedimenti attuativi già nel corso della prima riunione del Consiglio di ministri alla ripresa dalla pausa estiva. A tal proposito, il ministro della Pubblica amministrazione che ha firmato il disegno di riforma, Marianna Madia, ha parlato di due pacchetti riguardanti le misure ‘anti-burocrazia’ e quelli sullo sfoltimento della dell’apparato dello Stato. Mentre le complesse tematiche del riordino della dirigenza e del Testo unico per il pubblico impiego – quelle che presumibilmente scateneranno le resistenze maggiori – dovrebbero affrontate per ultime.
Sempre in tema di pubblica amministrazione, oggi alla Camera il governo ha ottenuto la fiducia sul decreto per il riordino degli enti locali, avviato così verso uno scontato via libera definitivo (mentre scriviamo manca solo il voto finale sul provvedimento nel suo complesso e sugli ordini del giorno). La più discussa misura prevista dal provvedimento riguarda un taglio lineare di 2,35 miliardi di euro alla Sanità, con il recepimento di un accordo stipulato con le Regioni. Tra gli altri aspetti, il testo allenta il Patto di stabilità interno per i comuni del Veneto colpiti da una recente tromba d’aria, prevede la stabilizzazione degli Lsu (Lavoratori socialmente utili) in Calabria e consente l’ingresso della Regione Lombardia nella società che gestisce l’autodromo di Monza, una norma per consentire di ‘salvare’ il gran premio d’Italia di Formula 1. Si avvierà inoltre un monitoraggio delle fasce costiere su base regionale al fine di rivedere le concessioni demaniali marittime.