Bruxelles – La politica della Germania in materia di sicurezza, immigrazione e controlli alle frontiere rischia di ritorcersi contro il governo e il Paese. La Commissione europea resta a guardare, ma pronta a intervenire. Perché, avverte la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, “in qualità di guardiana dei trattati [sul funzionamento dell’Ue] la Commissione è pronta ad avviare le procedure appropriate, ove ritenuto necessario e giustificato, comprese le procedure di infrazione“.
Berlino è dunque avvertita. Si può agire in punta di diritto, ma bisogna fare attenzione a non abusare delle libertà concesse agli Stati membri. In ragione di minacce alla pubblica sicurezza i Paesi possono reintrodurre controlli alla frontiere, come fatto dalla Germania, e sospendere così il regolare funzionamento dell’area Schengen per la libera circolazione, ma, sottolinea ancora Johansson, “qualsiasi Stato membro che reintroduca tale controllo alle frontiere resta vincolato dall’acquis dell’Ue in materia di asilo e rimpatrio“.
Il chiarimento delle regole del gioco viene reso necessario da un’interrogazione parlamentare sollevata da Konstantinos Arvanitis (la Sinistra), preoccupato per la decisione presa di reintrodurre il controllo dei documenti di viaggio lungo le frontiere terrestri con i paesi dell’area Schengen (Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca). La Germania può agire in tal senso, tenuto conto che il nuovo patto europeo sull’immigrazione e l’asilo entrerà in vigore solo nel 2026, e fino a quel momento fanno fede le normative vigenti. L’Ue comunque avverte: una procedura d’infrazione è sempre possibile e non è mai esclusa.